Difesa

Vertici militari, cambia tutto: nuovi capi di Stato Maggiore Difesa, Aeronautica e Marina

L’incarico più ambito e prestigioso, il più potente e in alto nella gerarchia, è il capo di Stato Maggiore della Difesa (Smd). Sotto di lui ci sono i vertici delle Forze armate: Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri. Il capo di Smd è in linea diretta con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Entrambi, nei rispettivi ruoli, non mancano di interagire con il presidente della Repubblica, capo supremo delle Forze armate, che ha un suo consigliere militare più il Consiglio supremo della Difesa. Lorenzo Guerini deve proporre in Consiglio dei ministri il nuovo numero uno di Smd. Ma il ventaglio di scelte è apparso limitato dalla normativa in atto. Una modifica, così, è stata introdotta nel decreto legge in materia di giustizia e difesa licenziato dal Consiglio dei ministri del 29 settembre. Da ieri sera in Gazzetta Ufficiale.

La Marina al vertice della Difesa

Secondo una prassi consolidata nella scelta politica del vertice di Smd si segue una rotazione tra le Forze Armate. È indicata dall’acronimo EMA: Esercito, Marina, Aeronautica. L’alternanza è stata sempre rispettata con una sola eccezione alcuni anni fa. L’Aeronautica saltò il turno, il governo allora guidato da Matteo Renzi preferì l’allora capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Claudio Graziano, oggi presidente del Comitato militare dell’Unione europea, al numero uno dell’Arma Azzurra, Pasquale Preziosa. Stavolta si rischiava di far saltare la Marina. Perchè il suo capo di Stato Maggiore, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha più di 64 anni: ha superato, dunque, i 63 anni, limite del cosiddetto «servizio permanente effettivo». Secondo il COM-codice dell’ordinamento militare, articolo 1094 comma 4, «i vertici militari, se raggiunti dai limiti di età, sono richiamati d’autorità fino al termine del mandato». Poi vanno in pensione «senza possibilità di proroga o rinnovo» dice il codice.

Prassi e libertà di scelta politica

Ma la norma per nominare il capo di Smd (art. 25 del COM) prevede la scelta «tra gli ufficiali in servizio permanente di grado non inferiore a quello di generale di corpo d’armata dell’Esercito italiano, di ammiraglio di squadra della Marina militare e di generale di squadra aerea dell’Aeronautica». L’indicazione «in servizio permanente» tagliava fuori, dunque, l’attuale capo di Stato Maggiore della Marina «richiamato». In teoria, va aggiunto, basterebbe un «tre stelle» e non le «quattro stelle» luccicanti soltanto sulle spalline dei capi di Forza Armata e del segretario generale della Difesa. Ma la prassi ha sempre visto l’approdo a Smd di un ufficiale a «quattro stelle». E la prassi spesso è più forte della legge. Così, quando alla Difesa è circolata l’ipotesi di nominare a Smd un ammiraglio «soltanto» a tre stelle sono decollati facce storte, mal di pancia, lamenti e proteste. Non era mai successo, insomma: secondo alcuni non poteva e non doveva succedere.

Una strategia politica, istituzionale, economica

Ma la spinta a portare di nuovo la Marina alla guida dello Stato Maggiore Difesa è stata molto forte. Fin dai massimi livelli politico-istituzionali. I più informati lo avevano scoperto circa sei mesi fa. Il rispetto del criterio dell’alternanza e la necessità di mettere al vertice di Smd il capo di una forza armata strategica per l’industria nazionale della Difesa, da Leonardo a Fincantieri, hanno fatto il resto.Così in queste settimane si è rafforzata l’ipotesi di nominare a Smd l’attuale numero uno della Marina, Giuseppe Cavo Dragone. Un «quattro stelle» riconosciuto. L’ipotesi, da teorica, si è fatta concreta. La norma necessaria, tuttavia, è spuntata all’ultimo. Lo sblocco di questa scelta sta nell’articolo 2 «Disposizioni urgenti in materia di difesa» del decreto legge «Disposizioni in materia di acquisizione dei dati di traffico telefonico e telematico per fini di indagine penale» licenziato in Cdm mercoledì scorso.

Non per forza «in servizio permanente»

La nuova disposizione introdotta prevede per la nomina del capo di Smd, e soltanto per lui, la soppressione del requisito unico «in servizio permanente»: è possibile scegliere anche generali o ammiragli «richiamati». I vertici delle Forze Armate, del resto, sono «richiamati d’autorità» se sforano i 63 anni durante l’incarico triennale conferito. La modifica normativa, di conseguenza, è liberatoria per la scelta del governo: gli consente così di rispettare la prassi dell’alternanza e quella della scelta del capo di Smd tra quelli di Forza Armata. Le decisioni matureranno nei prossimi giorni, di certo l’ammiraglio Cavo Dragone sta facendo tutti gli scongiuri del caso. L’Esecutivo, si dice in un pacchetto solo, dovrà designare anche il nuovo numero uno dell’Aeronautica e del Covi in scadenza. Ma da ieri, è diventato molto probabile, dovrà scegliere anche il nuovo capo di Stato Maggiore della Marina in sostituzione di Cavo Dragone se approderà a Smd. Il totonomine impazza. La superstizione tra i candidati divampa.

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