UNARMA: dopo l’annuncio della manifestazione arriva il richiamo, il sindacato accusa ‘violazione dei diritti costituzionali’
La miccia: una manifestazione davanti al Comando Generale
UNARMA, associazione sindacale dei Carabinieri, aveva annunciato una manifestazione di piazza davanti al Comando Generale dell’Arma. L’iniziativa, riportata anche da Infodifesa nel servizio intitolato “Non siamo carne da macello: la rivolta dei Carabinieri contro silenzi e abbandono”, nasceva dal malcontento diffuso tra i militari per condizioni di lavoro considerate insostenibili.
A seguito di tale annuncio, l’associazione ha ricevuto una comunicazione via posta certificata che contesta presunte violazioni nello svolgimento dell’attività sindacale.
Una coincidenza che non convince
I tempi dell’invio sono il nodo più delicato. La lettera è arrivata subito dopo la dichiarazione della protesta: un intreccio che UNARMA definisce tutt’altro che casuale.
“I tempi di invio non possono essere ignorati: una coincidenza così sospetta desta serie preoccupazioni per la possibile contrazione dei diritti costituzionali”, afferma il sindacato.
Manifestare è un diritto, anche in uniforme
UNARMA ricorda che il diritto a manifestare è garantito dalla Costituzione e non può essere eroso, neanche per i Carabinieri.
Tentare di limitarlo, avverte il sindacato, significa mettere in discussione la libertà dei lavoratori in uniforme e i principi democratici su cui si reggono le Forze Armate.
“Siamo soldati preparati e addestrati, non persone pavide per natura”, sottolinea la nota.
La linea di Nicolosi: fermezza e legalità
Il Segretario Generale Nazionale Antonio Nicolosi conferma che l’associazione proseguirà la sua azione nel pieno rispetto delle norme:
“Continueremo a svolgere le nostre attività sindacali nel rispetto della legge e difenderemo in ogni sede i diritti dei Carabinieri”.
Richiamate anche le parole del Comandante Generale Salvatore Luongo, che aveva auspicato dialogo e confronto per la tutela dei diritti dei militari.
Oltre il sindacato, una questione di dignità
La posizione di UNARMA è netta: “Non arretreremo di un passo: tutelare i diritti costituzionali dei lavoratori significa tutelare la dignità, la sicurezza e l’onore di tutta la categoria”.
La vicenda, però, apre una faglia ben più ampia. Se un datore di lavoro – in questo caso lo Stato Maggiore – richiama all’ordine un sindacato, allora si cancella di fatto la differenza tra rappresentanza sindacale e la vecchia rappresentanza militare (COCER), formalmente abolita.
Se il sindacato risponde al comando, non è più sindacato
Se questo è il modo di concepire l’azione sindacale all’interno delle Forze Armate, significa che a oltre tre anni dall’entrata in vigore della legge 46/2022 non si è compreso nulla del suo spirito.
Un sindacato non può essere sotto tutela del datore di lavoro: se chi deve garantire il diritto sindacale lo limita o lo condiziona, quel diritto non esiste.
E allora la verità è amara: se il sindacato deve rispondere al comando, non c’è alcuna differenza con il COCER. Con buona pace della democrazia in uniforme.
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