Attualità

Un ex poliziotto agli arresti per l’omicidio di Piersanti Mattarella: “Fece sparire il guanto del killer, indagini deviate per 40 anni”

Secondo l’accusa quando Piritore venne sentito dai pm sul guanto trovato il giorno del delitto a bordo della Fiat 127 utilizzata dai killer – mai repertato e sparito nel nulla – l’ex poliziotto avrebbe “reso dichiarazioni rivelatesi del tutto prive di riscontro, con cui ha contribuito a sviare le indagini funzionali (anche) al rinvenimento del guanto (mai ritrovato)”.

“Il fatto – si legge nella nota della Procura guidata da Maurizio de Lucia – si colloca nell’ambito delle indagini che l’ufficio conduce con riferimento all’omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella, evento che, per la qualità della carica che la vittima svolgeva, assume evidente carattere di ragione di specifico interesse pubblico”.

Il giallo del guanto del killer di Piersanti Mattarella

Il guanto che Piritore avrebbe fatto sparire ha un ruolo centrale nell’inchiesta. “Un guanto di mano destra, in pelle di colore scuro marrone antistante al sedile anteriore destro”: così la polizia scientifica descriveva il guanto recuperato nella Fiat 127 usata dai killer del fratello del presidente della Repubblica. Secondo la prassi, il guanto doveva essere repertato. Ma questo non avvenne. Secondo la Procura di Palermo, c’è la responsabilità dell’ex poliziotto.

Quando venne fatto il sopralluogo durante il quale l’indumento venne trovato c’era sicuramente Piritore, all’epoca funzionario della Squadra Mobile. La sua presenza risulta da una fotografia scattata dalla scientifica che lo ritrae sul luogo in cui gli assassini abbandonarono la Fiat

Ai pm che l’hanno sentito come testimone a settembre del 2024, Piritore ha raccontato – mentendo secondo la Procura di Palermo – di aver inizialmente affidato il guanto all’agente della polizia scientifica Di Natale che avrebbe dovuto darlo a Pietro Grasso, allora sostituto procuratore titolare delle indagini sul delitto. Il magistrato, sempre secondo il racconto di Piritore, avrebbe poi disposto di fare riavere il reperto al Gabinetto regionale di polizia scientifica e Piritore, a quel punto, lo avrebbe consegnato, con relativa attestazione, a un altro componente della polizia scientifica di Palermo, Lauricella, per lo svolgimento degli accertamenti tecnici. L’indagato ha anche sostenuto che la squadra mobile era in possesso di una annotazione da cui risultava la consegna. Secondo l’accusa, però, quella raccontata dall’ex funzionario sarebbe una storia inverosimile e illogica da cui verrebbe fuori che una prova decisiva, tanto che della sua esistenza fu informato anche l’allora ministro dell’Interno Rognoni, sarebbe stata sballottata per giorni senza motivo da un ufficio a un altro. Le parole dell’ex funzionario, inoltre, cozzano con le testimonianze dei protagonisti della vicenda come Piero Grasso e l’agente Di Natale; con la prassi di repertare e sequestrare quanto ritenuto utile alle indagini seguita all’epoca in casi analoghi e col fatto che al tempo, alla Scientifica, non c’era nessun Lauricella.

“Indagini sviate per 40 anni”

“Filippo Piritore, consegnatario del guanto sin dal momento del suo ritrovamento, pose in essere un’attività che ne fece disperdere ogni traccia. – contestano i pm – Essa iniziò probabilmente a partire dall’intervento sul luogo di ritrovamento della Fiat 127, ove indusse la Polizia scientifica a consegnargli il guanto, sottraendolo al regolare repertamento e contrariamente a ciò che di norma avveniva in tali circostanze”.

Secondo la Procura di Palermo, Filippo Piritore “non solo si prestò, all’epoca dell’omicidio, ad assumere comportamenti che portarono alla definitiva dispersione di un bene essenziale per l’individuazione degli autori del delitto, ma, perfino in epoca recente e a distanza di circa 40 anni dai fatti, ha proseguito imperterrito a sviare le indagini attraverso false dichiarazioni; e ciò travalicando, la mera esigenza di salvaguardare la propria posizione”.

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