Un altro poliziotto in uniforme firma “pro Salvini”. Sindacato: “in divisa non si firma”
Anche la Questura di Palermo, così come avvenuto ad Ascoli, ha avviato accertamenti su un agente di polizia che avrebbe firmato un appello a sostegno del leader della Lega Matteo Salvini indossando la divisa mentre era in servizio.
L’episodio è avvenuto a Partinico, nello stesso banchetto di raccolta firme dove i militanti della Lega hanno denunciato ieri di avere subito un’aggressione verbale da parte di un migrante tunisino che avrebbe minacciato di morte uno di loro («Ti taglio la testa»).
«A quel punto abbiamo chiamato il 113», racconta la leader locale Katya Caravella, già candidata per la Lega alle regionali e alle nazionali. Una volta arrivata la pattuglia, un poliziotto ha firmato al gazebo e la sua foto è stata pubblicata dalla stessa leghista su Facebook.
«Ritengo corretta l’inchiesta amministrativa per l’accertamento dei fatti in merito ai poliziotti in divisa e in servizio, fotografati ad Ascoli Piceno e a Partinico mentre firmano in un gazebo una petizione per Matteo Salvini». Lo afferma all’Adnkronos Felice Romano, segretario generale del Siulp, sottolineando che questa scelta «l’avrebbero potuta fare fuori dal servizio, da cittadini italiani, senza quindi che potesse essere messa in discussione la libertà di esprimere il gradimento verso un partito o l’altro».
«Ritengo quindi urgente che il ministro dell’Interno intervenga immediatamente per riaffermare la terzietà della funzione di Polizia, alla base della tenuta democratica del nostro sistema», afferma Romano.
«Il sindacato che rappresento lotta da sempre con le unghie e i denti perché i poliziotti siano considerati cittadini di ”serie A”, ovvero che possano godere di tutti i diritti che la nostra Costituzione garantisce a ciascuno. Un dato incontrovertibile. Questo però non significa che chi veste l’uniforme – spiega il sindacalista – non debba tener presente che la terzietà dell’amministrazione della Polizia di Stato è il presupposto fondamentale in una democrazia affinché il cittadino riconosca in quella funzione una garanzia ai propri diritti».