Carabinieri

ULTIMO LASCIA I SERVIZI E TORNA NELL’ARMA, “MANIPOLAZIONI DELLA REALTA’”

Il rientro dopo le rivelazioni della procura di Roma sui rapporti tra gli uomini del Noe che indagano sulla centrale acquisti della Pa e gli agenti segreti loro ex colleghi all’insaputa di tutti i vertici del comparto intelligence che, quando ne sono venuti a conoscenza, sono andati su tutte le furie e hanno accettato la domanda di rientro all’Arma dell’ex vicecomandante del Noe e di venti suoi collaboratori. Sergio De Caprio, l’ex ufficiale del Ros che catturò Totò Riina: “Nostro operato sempre corretto” E’ quanto scrive il Repubblica.it in un articolo a cura di Alberto Custodero.

Strano destino quello del capitano Ultimo, l’ex ufficiale Ros che diresse la squadra che catturò Totò Riina: era stato assegnato ai servizi segreti dopo l’uscita della famosa intercettazione del Noe, di cui era vicecomandante, tra Matteo Renzi e il generale della Gdf Michele Adinolfi nell’ambito dell’inchiesta sulla Cpl Concordia. E per l’indagine Consip, svolta sempre dal Noe, è dovuto rientrare al corpo di appartenenza, l’Arma. Ecco i fatti di questa strana vicenda che sembra la trama di un giallo.

Il capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, era transitato da tempo all’Aise, altri 20 suoi ex collaboratori lo avevano seguito molti dei quali dopo le polemiche scaturite per la fuga di notize sul caso Consip. E dopo che la procura di Roma anche ma non solo per quel motivo tolse loro la titolarità delle indagini che svolgevano sotto la direzione del pm di Napoli Henry JohnWoodcock. Ora, però, Ultimo e i suoi venti collaboratori se ne sono tornati all’improvviso all’Arma. Che cosa è successo?

La ‘restituzione’ legata al caso Consip. Il ritorno tra i carabinieri, secondo quanto si apprende in ambienti di intelligence, sarebbe legato ancora una volta alla vicenda Consip. Ovvero al fatto che – come scoperto dalla procura di Roma – alcuni loro ex colleghi Noe, in particolare il capitano Giampaolo Scafarto, avrebbero continuato a collaborare con i loro ex colleghi transitati all’Aise “A totale insaputa di tutti i vertici del comparto creando di fatto la fine del rapporto di fiducia”, si apprende dai servizi. Come e con chi è ancora oggetto dell’inchiesta della procura romana. Ma i fatti sono che tutti e venti gli ex miitari del Noe, De Caprio compreso, hanno presentato domanda di rientro. Perchè tutti e non solo quelli che hanno ammesso le loro responsabilità e che erano coinvolti negli scambi di informazioni con i carabinieri del Noe?

Gli 007 collaboravano (di nascosto) con inchiesta Consip. Per l’Agenzia che si occupa di controspionaggio aver saputo dalla procura di Roma che alcuni suoi agenti continuavano a collaborare segretamente, è il caso di dirlo, con l’indagine di Napoli che aveva coinvolto esponenti del governo (come il ministro dello Sport Luca Lotti), tirato in ballo il papà dell’ex premier, Tiziano Renzi, indagato il comandante dell’Arma Tullio Del Sette (che lo stesso Scafarto non si sa sulla base di quali elementi voleva intercettare) è stato un evidente danno di immagine. E quando i vertici del comparto intelligence lo hanno saputo, sono andati su tutte le furie. Hanno convocato gli interessati, alcuni – non si sa quanti – hanno ammesso. A quel punto è venuto meno il rapporto di fiducia tra loro e i vertici. Dal punto di vista formale, è stata seguita la strada della richiesta di tutti gli ex militari del Noe di tornarsene all’Arma, con la contestuale accettazione della domanda. Dal punto di vista della sostanza, non ci sarebbero state alternative, visto che la loro presenza nei servizi era diventata incompatibile e insostenibile.

Non è dato sapere al momento se questo loro comportamento (collaborare di nascosto a una indagine della magistratura per un agente segreto è vietato dalla legge) possa configurare un reato penale e dunque l’avvio di una indagine presso la procura di Roma. Quel che è certo è che, essendo tutti ex carabinieri, sono giocoforza rientrati nei ranghi del corpo di appartenenza. Quale sarà qui la loro destinazione? “No comment” è la risposta dell’Arma.

I rapporti (segreti) tra 007 e investigatori del Noe. Destinatario delle notizie trasmesse da Scafarto all’Aise sarebbe stato almeno un maresciallo (o forse due) del Noe che aveva avuto parte nell’indagine ed era stato poi trasferito all’Intelligence. All’Aise, nel tempo, erano stati destinati due ufficiali che avevano ricoperto ruoli di vertice al Noe: il maggiore Pietro Rajola Pescarini e, appunto, il colonnello Sergio Di Caprio che del Noe è stato a lungo il vicecomandante. Se fossero o meno proprio Di Caprio e Rajola i destinatari finali delle informazioni trasmesse da Scafarto è una delle circostanze che la Procura sta accertando.

Il capitano Scafarto è indagato per falso perchè nell’ambito dell’indagine Consip del pm di Napoli Woodcock  attribuì all’imprenditore accusato di corruzione Alfredo Romeo anzichè a Italo Bocchino una telefonata circa un presunto incontro con l’indagato Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo.Woodcock è ora indagato dalla procura romana per violazione di segreto d’ufficio sull’indagine Consip.

Il passaggio di De Caprio all’Aise.  Di sicuro Scafarto e Ultimo si conoscono ed hanno per diverso tempo lavorato insieme, quando De Caprio era vicecomandante del Noe. Posto che poi ha lasciato, per passare all’Aise, dopo che gli furono revocati i compiti operativi nell’ambito di una riorganizzazione complessiva dei vari reparti speciali dell’Arma e dopo l’uscita della famosa intercettazione del Noe tra Matteo Renzi e il generale della Gdf Michele Adinolfi. E Scafarto non è l’unico ufficiale del Noe finito nei guai per la vicenda Consip: anche il colonnello Alessandro Sessa, suo diretto superiore, è indagato dalla procura di Roma. L’accusa è di depistaggio. E’ stato un messaggio inviatogli da Scafarto, il 9 agosto 2016, ad aver determinato il suo coinvolgimento nell’inchiesta: “Signor colonnello – è scritto – sono due giorni che io penso continuamente a queste intercettazioni e alla difficoltà di portare avanti queste indagini con serenità. Credo sia stato un errore parlare di tutto col capo attuale e continuare a farlo. La situazione potrebbe precipitare con la fuga di notizie”.

De Caprio: “Autonoma decisione”. Il rientro nell’Arma, ha fatto sapere il capitano Ultimo all’Ansa, sarebbe stata una “autonoma decisione” per evitare “strumentalizzazioni sul nostro operato, sempre corretto” e tutelare sia i Servizi che i Carabinieri, dopo le “insinuazioni e le manipolazioni della realtà” fatte dai media.  “Da questo momento – aggiunge – diamo mandato ai nostri legali di affrontare le strumentalizzazioni e le insinuazioni che vengono diffuse, nelle sedi più opportune”.

Il capitano Ultimo e l’arresto di Totò Riina. Il boss dei boss fu arrestato a Palermo il 15 gennaio del 1993. Un mese prima, nel Novarese, i carabinieri avevano arrestato casualmente, per una estorsione, un tale Balduccio Di Maggio, e l’avevano portato nel carcere di Novara, dove si trovavano, tra gli altri, numerosi detenuti per mafia. Di Maggio (che si sarebbe poi rivelato l’ex autista di Totò Riina), temendo di essere risconosciuto e ucciso in carcere perchè nel frattempo era caduto in disgrazia e per questo stava scappando, chiese insistentemente di parlare con l’allora comandante della Regione carabinieri di Torino, generale Francesco Delfino. I due si conoscevano pur senza essersi incontrati
perchè Delfino, che qualche anno prima era stato in Sicilia, aveva svolto indagini proprio sul Di Maggio. Di Maggio fu quindi subito interrogato dal generale dell’Arma e offrì la sua disponibilità a pentirsi e a far arrestare Riina. In quel momento presidente della commissione Antimafia era Luciano Violante, in quei giorni Gian Carlo Caselli partì da Torino, dov’era presidente della Corte d’Assise d’Appello, e diventò procuratore di Palermo. Dopo qualche giorno dal suo arresto, Di Maggio venne consegnato agli uomini del Ros, comandati dall’allora capitano Ultimo, ai quali indicò la zona nella quale ricordava che abitasse Riina e la famiglia. Dopo qualche giorno di appostamenti, Di Maggio vide passare una Citroen di piccola

cilindrata con a bordo due uomini: “Quello al posto del passeggero è Totò Riina”, disse agli uomini del Ros. L’auto fu bloccata, un sottufficiale, nome in codiceArciere, aprì la portiera e fece scendere il boss dei boss, arrestandolo.

 

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