Attualità

Uccide il killer di suo figlio: era libero solo 5 anni dopo il delitto

Rocca di Papa, Vendetta di Sangue in pieno giorno: Guglielmo Palozzi uccide l’uomo accusato della morte del figlio


Un’esecuzione davanti ai giardini pubblici: omicidio in via Roma

ROCCA DI PAPA – Una scena che pare uscita da un noir italiano, ma è tutto tragicamente reale. Guglielmo Palozzi, 62 anni, operatore ecologico, ha atteso pazientemente che Franco Lollobrigida, 35 anni, passasse da via Roma, nei pressi dei giardini pubblici di Rocca di Papa, come faceva spesso. In tasca, un revolver carico.

Un breve scambio di parole. Un passato irrisolto, una rabbia mai sopita. Poi il colpo: uno solo, alle spalle, mentre la vittima cercava di fuggire. Lollobrigida è caduto dopo pochi metri, colpito al cuore. Morirà lì, nonostante i tentativi disperati di rianimazione del personale dell’Ares 118 e l’arrivo dell’eliambulanza.


Cinque anni di dolore e un processo discusso

Tutto ha origine da un episodio oscuro e devastante: Giuliano Palozzi, figlio 34enne dell’omicida, morì nel 2020 dopo un violento pestaggio. La “colpa”? Un debito di 25 euro.

Lollobrigida era stato inizialmente assolto in primo grado nel 2024, ma condannato in appello nel maggio scorso a 10 anni per omicidio preterintenzionale. I suoi legali avevano fatto ricorso in Cassazione e l’uomo, dopo un periodo agli arresti domiciliari per reati legati alla droga, era tornato in libertà a novembre.

Un ritorno che Guglielmo Palozzi non ha mai accettato. Il dolore per la perdita di un figlio mai elaborato si è trasformato in furia.

«Un gesto inconsulto me lo sarei aspettato dopo l’assoluzione, ma non ora», ha dichiarato l’avvocato Fabrizio Federici, legale della famiglia Palozzi.


Il giorno del delitto: una piazza sotto shock

Erano le 10 del mattino quando l’agguato si è consumato. Bar affollati, gente in attesa dell’autobus. Un colpo solo. Il panico. Qualcuno urla, altri si gettano a terra.

Lollobrigida barcolla, sembra chiedere aiuto, ma poi si accascia sul selciato. Fra i primi soccorritori, anche il vicesindaco Ottavio Atripaldi, ex ufficiale dei carabinieri. L’ambulanza arriva, l’eliambulanza atterra in piazza. Ma è tutto inutile.

Palozzi tenta di disfarsi dell’arma, gettandola nella vegetazione attorno a piazza della Repubblica, ma alcuni passanti lo fermano. Viene poi bloccato dai carabinieri e condotto in caserma. Per lui scatta immediatamente l’arresto per omicidio volontario.


Un paese diviso: eroe o assassino?

In paese, il gesto divide e inquieta. Sui social sono centinaia i commenti in favore di Palozzi: molti lo definiscono un “giustiziere”. Alcuni, raccontano i carabinieri, gli avrebbero persino consigliato di fuggire. Ma lui non lo ha fatto.

Un dettaglio che aggiunge una nuova sfumatura a una vicenda già densa di dolore e vendetta.


Chi era davvero Franco Lollobrigida?

Secondo la difesa, Lollobrigida non era il solo colpevole del pestaggio che portò Giuliano Palozzi alla morte. Nel 2023 aveva ammesso di averlo colpito con un pugno, ma non di averlo ucciso.

«Guarda, chiama tuo fratello perché ha preso una sventola. L’ho lasciato in condizioni gravi», scrisse in un messaggio all’epoca, come riportato dall’avvocato Federici.

Una frase che, secondo il legale, costituisce una sorta di confessione. Ma resta il fatto che Lollobrigida aveva sempre negato un ruolo diretto nell’omicidio, attribuendo il pestaggio ad altri.


Una ferita aperta che scuote la giustizia

Il caso solleva nuove ombre sulla fiducia nella giustizia italiana. Il dolore di una famiglia tradotto in violenza, l’assoluzione iniziale vista come un’ingiustizia, la condanna tardiva troppo leggera per alcuni.

Intanto, Guglielmo Palozzi è in cella, accusato di aver deciso che giustizia e vendetta fossero la stessa cosa. Un paese intero si interroga: è davvero possibile trovare pace dopo una tragedia così?


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