Tensioni tra Italia e Israele: Crosetto denuncia possibili “crimini di guerra”
Un’escalation di tensione senza precedenti sta scuotendo le relazioni tra Italia e Israele. Al centro della controversia, le recenti azioni delle forze israeliane contro le basi dell’UNIFIL in Libano, che hanno spinto il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, a lanciare accuse di estrema gravità.
Crosetto: “Atti ostili reiterati potrebbero costituire crimini di guerra”
In una conferenza stampa convocata d’urgenza, il ministro Crosetto ha dichiarato senza mezzi termini: «Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane potrebbero costituire crimini di guerra». Parole pesanti che evidenziano la profondità della crisi diplomatica in corso.
Richiesta di spiegazioni e risposta insoddisfacente
Il governo italiano ha immediatamente convocato l’ambasciatore israeliano a Roma per chiedere chiarimenti. Tuttavia, secondo Crosetto, le spiegazioni fornite sono state del tutto insufficienti: «Non era in grado di fornirne. Non si tratta di un errore o di incidente, abbiamo bisogno di spiegazioni formali e reali nel più breve tempo possibile».
Violazioni del diritto internazionale
Il ministro ha poi sottolineato la gravità delle azioni israeliane dal punto di vista del diritto internazionale: «Si tratta di gravissime violazioni delle norme del diritto internazionale, non giustificate da alcuna ragione militare». Crosetto ha anche ricordato che l’IDF aveva precedentemente richiesto l’evacuazione di 29 basi UNIFIL vicino al confine israelo-libanese.
L’Italia non cede alle pressioni
Con fermezza, il ministro ha ribadito la posizione dell’Italia: «Ho detto all’ambasciatore di riferire al governo israeliano che le Nazioni Unite e l’Italia non possono prendere ordini da Israele, perché siamo lì in attuazione di una risoluzione dell’ONU».
Meloni e Tajani si uniscono alla condanna
Il primo ministro Giorgia Meloni ha espresso pieno sostegno alla posizione di Crosetto, affermando: «Ribadiamo con fermezza che quanto sta accadendo non è ammissibile». Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato: «Non è Israele a decidere lo spostamento delle truppe dell’ONU».
Confronto diretto con l’ambasciatore israeliano
Al telefono con l’ambasciatore israeliano, Crosetto è stato intransigente. Ha evidenziato che le immagini satellitari in possesso degli alleati dimostrano inequivocabilmente che non si è trattato di un incidente. Il ministro ha ricordato il costante sostegno dell’Italia alla posizione israeliana nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma ha avvertito che questo appoggio diplomatico non è garantito per il futuro. Fonti vicine al primo ministro Meloni indicano che il rischio per Israele potrebbe essere “l’autoisolamento”.
Scenari futuri e possibili conseguenze
L’inatteso triplice attacco dell’IDF alle strutture UNIFIL ha tracciato una linea rossa nel già travagliato territorio del Libano meridionale. Un’ulteriore violazione potrebbe portare a due scenari diametralmente opposti ma ugualmente gravi: una risposta armata dei caschi blu o l’immediata sospensione della missione, con l’evacuazione urgente del personale. Due navi, una italiana e una francese, sono già in stato di pre-allerta al largo delle coste libanesi.
Regole d’ingaggio e possibili reazioni
I 10.500 caschi blu possono ricorrere alle armi in due circostanze: quando la vita dei civili sotto la loro protezione è in pericolo e quando sono i soldati stessi ad essere minacciati. Quest’ultimo caso si è verificato al quartier generale di Naqura, dove due militari indonesiani sono rimasti feriti nel crollo della torre di osservazione. Una fonte autorevole delle forze armate italiane ha dichiarato a Repubblica: «Ovviamente colpire l’IDF è l’extrema ratio, l’ipotesi meno probabile». Solo il comandante della missione, Aroldo Lazaro Saenz, potrebbe autorizzare una simile azione.
La via diplomatica e le prospettive future
La strada diplomatica si presenta altrettanto complessa. Italia, Francia e Spagna si riuniranno in videoconferenza tra lunedì e martedì prossimo. L’obiettivo di Roma è di concordare, in ambito ONU, una posizione unitaria verso Israele che, in sintesi, prevede: in caso di un ulteriore attacco, la rottura politica tra i Paesi partecipanti alla missione UNIFIL e lo Stato ebraico sarà inevitabile. Nell’eventualità più grave in cui le azioni dell’IDF causassero vittime, il ritiro delle forze internazionali diventerebbe lo scenario più probabile.
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