TENSIONE NEL GOVERNO, MINISTRO DELL’INTERNO: “O MI TUTELATE O LASCIO”
Il ministro dell’interno Minniti non ha partecipato al Consiglio dei ministri dopo che da domenica si sono diffuse indiscrezioni sulle divergenze con Delrio sulla gestione del dossier migranti. Ma in serata sia il Quirinale, sia Palazzo Chigi hanno confermato la fiducia al suo operato. Grande apprezzamento per il lavoro di Minniti è stato espresso dal Colle. Dagli ambienti del Quirinale trapela l’apprezzamento del Presidente della Repubblica per l’impegno spiegato in queste settimane, particolarmente riguardo al governo del fenomeno migratorio. Negli stessi ambienti si fa rilevare anche il valore del codice di condotta per le ONG, condiviso con larga convergenza in sede parlamentare.
Minniti: “O mi tutelate o lascio” – Stando a quanto emerso Minniti lunedì avrebbe scritto una lettera a Gentiloni per dire che si sarebbe dimesso se non ci fosse stata una presa di posizione forte a sostegno delle scelte sulle politiche migratorie. “O mi tutelate o lascio. Se la linea politica non è più condivisa, il mio compito è finito”, sarebbe stato il concetto base, dopo le polemiche sulla gestione dei migranti seguite alla stipula del Codice di condotta per le Ong.
Fonti di Palazzo Chigi sottolineano come grazie alla azione e al lavoro, in particolare del Viminale, i risultati sul fronte del contrasto del traffico di esseri umani dalla Libia e del fenomeno migratorio comincino ad arrivare. Frutto dell’impegno di tutto il governo e delle strutture che stanno dando attuazione al codice di condotta per le ONG, voluto dal ministro Minniti, assieme alla cooperazione con la Libia e al contributo della guardia costiera libica.
E per il ministro della Giustizia, Andrea Orlando “dobbiamo disciplinare il settore senza correre il rischio di una criminalizzazione indiscriminata“: non può passare il messaggio, come mediaticamente in parte sta avvenendo, che le ong siano quasi una promanazione degli scafisti”. Di questo tema si è parlato in Consiglio dei ministri? E’ stato chiesto al ministro. “No, non se ne è parlato”, ha risposto il ministro. Secondo Orlando servono “regole” ma “le regole da sole non bastano. Alcune ong possono anche essersi macchiate di qualche azione non esemplare, ma in questi anni hanno svolto un ruolo importantissimo salvando migliaia di vite. Quindi far passare il messaggio, come sta avvenendo in parte mediaticamente, che siano quasi una promanazione degli scafisti, credo sia un errore”.
In serata il ministro, a In Onda su La7, ha detto: “E’ giusto cominciare a muoversi e a emanare decreti sull’accoglienza ma bisogna stare molto attenti a evitare banalizzazioni ovvero dire che siamo in emergenza, non è vero che è una invasione che non ha precedenti nella storia”. Poi ancora: “Non possiamo chiedere alle Ong di essere il braccio operativo del governo italiano”. “Le Ong però – aggiunge il ministro – si devono rendere conto che l’Italia sta facendo uno sforzo. Bisogna arrivare a un punto di intesa. Non può essere che uno Stato singolo agisca sulle Ong ma nemmeno le Ong possono agire come hanno sempre agito”.
E intanto Sos Mediterranee, una delle Ong impegnate nel salvataggio di migranti al largo della Libia, tra quelle che non hanno firmato il codice di condotta, ha chiesto un incontro al Viminale per chiarire la sua posizione in vista della possibile sottoscrizione del codice. Lo si apprende da fonti qualificate secondo le quali l’incontro potrebbe tenersi giovedì. Al momento il codice delle Ong è stato firmato da Save the Children, Moas, Sea Eye, Proactiva Opens Arms. Non lo hanno ancora firmato, oltre a Sos Mediterranee, Medici senza frontiere, Sea-Watch e Jugend Retter, la cui nave Iuventa e’ stata sequestrata con l’accusa di favorire l’immigrazione clandestina.
Dopo la mancata firma al codice delle ong “non siamo più i primi ad essere chiamati per i soccorsi, come accadeva prima. Sappiamo che lavoreremo di meno ma siamo sempre a disposizione della Guardia Costiera. Sappiano che noi ci siamo e siamo disponibili a collaborare”: così all’ANSA, domenica, Michele Trainiti, capo progetto Sar della ong. “Ieri sera – ha precisato – nessuno ha chiesto di entrare a Lampedusa, nessuno ce lo ha vietato. Operazioni come quella di ieri sono usuali”. Magari in altre condizioni, “ci saremmo potuti avvicinare di più” all’isola. “Msf – prosegue Trainiti – sta lavorando come sempre. La nostra posizione non cambia. E’ sempre la Guardia Costiera che dà indicazioni sui soccorsi, che coordina le operazioni. Abbiamo sempre collaborato con la Guardia costiera e continueremo a farlo. Siamo in mare per salvare vite umane e lo faremo finché ce lo permetteranno. Ciò che vogliamo è lavorare in tranquillità”.