Sparò e uccise un ladro durante l’inseguimento: carabiniere condannato a quattro mesi
La condanna
È stato condannato a quattro mesi di reclusione il carabiniere in servizio alla Compagnia di Battipaglia coinvolto nella morte di un ladro durante un inseguimento. La sentenza, emessa in primo grado dal giudice monocratico del tribunale di Salerno, arriva a oltre sette anni dai fatti, avvenuti nell’aprile del 2018.
Il militare dovrà inoltre risarcire la famiglia della vittima con una somma complessiva di 10mila euro: 4mila destinati alla moglie e 6mila ai figli dell’uomo deceduto. La pena inflitta è stata inferiore rispetto ai nove mesi richiesti dal pubblico ministero, segno che il giudice ha riconosciuto la responsabilità del gesto, ma anche la sua natura non intenzionale.
La notte dell’inseguimento
L’episodio risale a una notte di aprile del 2018. Una Fiat rubata, con a bordo tre persone, era stata segnalata in transito sull’autostrada A2 dalla Polizia Stradale di Sala Consilina ai carabinieri della Compagnia di Battipaglia.
All’alt dei militari, i tre ladri decisero di invertire la marcia e tentare la fuga. Dopo alcuni chilometri, abbandonarono il veicolo e proseguirono a piedi, scavalcando il guard rail e cercando di far perdere le proprie tracce. L’inseguimento terminò in un piazzale di via Picentino a Pontecagnano, all’interno di un complesso residenziale.
In quel momento, il carabiniere esplose un colpo di pistola che colpì al torace uno dei fuggitivi, un 42enne albanese, che morì poco dopo il ricovero in ospedale.
Uno sparo “accidentale”
Secondo la ricostruzione dei fatti, il colpo sarebbe partito accidentalmente. Il militare, nel tentativo di proteggersi a terra durante le concitate fasi dell’inseguimento, avrebbe fatto fuoco senza intenzione di colpire.
La difesa ha sempre sostenuto la natura involontaria dello sparo, mentre l’accusa ha contestato una gestione imprudente dell’arma in un contesto di forte tensione. Il tribunale ha infine riconosciuto una colpa non dolosa, riducendo così la pena rispetto alla richiesta iniziale della procura.
Un verdetto che lascia l’amaro in bocca
La sentenza del tribunale di Salerno lascia un sapore amaro tra le forze dell’ordine e non solo. Quattro mesi di reclusione per un uomo che, in servizio, inseguiva dei ladri in fuga: una condanna che molti definiscono ingiusta, quasi paradossale, se si pensa al contesto di una notte concitata, in cui il rischio e l’adrenalina si mescolano a frazioni di secondo.
Il colpo partì mentre il militare si proteggeva a terra, e nessuna prova ha mai dimostrato l’intenzionalità. Eppure, oggi, quel carabiniere si trova marchiato da una condanna, come se la sua colpa fosse aver fatto il proprio dovere troppo a fondo.
In un Paese dove spesso chi ruba trova attenuanti e chi indossa una divisa trova processi, questo verdetto suona come un monito amaro a chi sceglie di servire lo Stato: attento, perché potresti finire tu sul banco degli imputati.
Un messaggio pericoloso, in un tempo in cui la linea tra giustizia e burocrazia giudiziaria sembra sempre più sottile — e chi protegge i cittadini rischia di non essere, a sua volta, protetto da nessuno.
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