Sottufficiali di Corpo. Quando l’intermediario tra Comandante e Personale è di troppo
Si respira aria di rinnovamento nell’Esercito Italiano. La figura che si sta delineando all’orizzonte è quella del Sottoufficiale di Corpo. Chi? Direte voi. Beh, ancora non l’abbiamo inquadrata bene neppure noi questa rinnovata espressione in mimetica e stellette d’ordinanza, che dovrà assicurarsi che il personale rispetti i principi di etica, benessere e morale. Che sia di aiuto all’attività di consulenza a sostegno dell’azione del Comandante e che si verifichi che venga messo in pratica il poker: morale, concettuale, fisica e umana.
La Direttiva dello Stato Maggiore dell’Esercito del 10 febbraio scorso parla chiaro: il Sottoufficiale di Corpo ricoprirà le funzioni a metà strada tra un attento cerimoniere e quelle di organo di Staff alle dipendenze del Comandante.
Insomma: una sorta di factotum, di Figaro, di onnipresente entità in possesso dei doni di Nostro Signore: Ubiquità e Trinità.
Una figura che, peraltro, esiste già. È uso comune che nelle caserme di tutta Italia ci sia una persona di fiducia che il Comandante sceglie tra i membri più anziani che lo affiancano, ma non lo sostituiscono, tantomeno lo sostengono; perché un Comandante non ha bisogno del girello, men che meno di chi lo tampini ad ogni piè sospinto. E neppure al Personale occorre un rigido cerimoniere che si assicuri che il protocollo venga rispettato. Non siamo nell’Ottocento, meno che mai alla corte reale con il rigido cerimoniale spagnolo.
Non serve perché siamo dinnanzi ad un Esercito fatto di professionisti, di persone che hanno scelto liberamente e scientemente di indossare la divisa e mettersi al servizio del proprio Paese, e quindi tutti i dettami della morale, dei concetti e quant’altro si presume che li abbiano già incamerati. Non c’è bisogno mica della balia che li rammenti loro tra un servizio in mensa e l’alzabandiera.
Forse ai piani alti sono in preda ad un’indigestione di film di Van Damme ed hanno confuso l’Esercito italiano con quello dei Marines.
L’aspetto più sconcertante è che, non solo il Sottoufficiale di Corpo viene scelto tra coloro i quali si sono distinti per una condotta irreprensibile, preparazione professionale e per l’ascendente che il “prescelto” ha nei confronti del personale (motivi già discriminanti di per sé), quanto per via del fatto che da questa selezione naturale vengono esclusi coloro i quali fanno parte della Rappresentanza Militare.
Esatto. Uno dei requisiti di questa gara all’ultima buona azione morale è proprio non far parte della schiera di quei cattivoni della Rappresentanza. Come se esserne membro fosse un’infamia, un motivo di scherno, una peste. Come è possibile che lo Stato Maggiore dell’Esercito, anche e soprattutto alla luce del futuro mondo sindacale, possa trasporre concetti così limitativi? È da considerare un cambio di passo in chiave restrittiva o si tratta di un refuso che vedremo presto scomparire?
E gli attuali Rappresentanti in carica dei vari consigli e che rivestono anche l’incarico di Sottufficiale di Corpo, se non potranno decadere a norma di legge dovranno rassegnare “spontaneamente” le dimissioni?
Non è precluso di far parte della Rappresentanza Militare ad alti ufficiali che ricoprono anche l’incarico di Capo di un Reparto dello Stato Maggiore o di Direzioni Generali le cui funzioni e/o atti amministrativi evidentemente incidono sulla vita lavorativa dei militari in maniera significativa; e poi li si esclude dal dover fare il Sottoufficiale di Corpo.
Inoltre, come risulta possibile che, essendo la Rappresentanza Militare il luogo più democratico di tutta l’organizzazione E.I., non si tenga conto dell’espressione di voto dei militari sancito dalla legge? E sconcerta pure il fatto che i vari Sottufficiali di Corpo nominati risultino a dignità lavorativa variabile, a seconda di dove assumono l’incarico. Esempio: per fare il Sottufficiale di Corpo dello SME è necessaria la laurea, per farlo presso un Alto Comando è sufficiente la licenza media. Non sarebbe ora di smetterla di dileggiare il ruolo dei Marescialli attraverso pubblicazioni che prescrivono tra i requisiti per ricoprire un incarico “formalità esemplare” o “cristallina onestà” i marescialli dell’Esercito fino a prova contraria possiedono tutti le stesse caratteristiche alla pari delle altre Categorie di cui si compone la Forza Armata? Come possa essere passato in sordina un siffatto scempio burocratico violativo di norme e dignità, è davvero inspiegabile.
Non ci resta che presumere che si tratti dell’ennesimo atto pasticciato di chi non ha bene in mente le idee e procede a tentoni, salvo poi incrociare le dita e sperare che vada tutto bene.
Forse, prima di fare una qualsiasi Direttiva, occorrerebbe consultarsi, sedersi intorno ad un tavolo e scambiarsi delle idee, senza avere pregiudiziali o l’arroganza di saperne di più o, peggio, lasciare che qualcuno “infetti” la nostra mente, infarcendola con innovazioni malsane, una vera e propria diminutio.
Il Sottoufficiale di Corpo c’è sempre stato, ma non con siffatte mansioni, tantomeno come strumento nelle mani del Comandante per affidargli gli incarichi di ispettore dell’igiene e maestro di morale. Sia perché le rimostranze, da che è stato creato l’E.I., si fanno direttamente al Comandante e poi, perché il vero soldato si riconosce nel proprio Comandante e solo lui che deve farlo, per il semplice fatto che solo lui può farlo.