SERVIZI SEGRETI E FORZE DI POLIZIA. GLI AVVICENDAMENTI TRA GENERALI DELL’ARMA E DELLA GUARDIA DI FINANZA
Luca Lotti mette mano ai servizi segreti. Minniti permettendo, visto che sulla carta la delega all’intelligence ce l’avrebbe l’ex fedelissimo di Massimo D’Alema. Ma il braccio destro di Matteo Renzi, fiorentino come il suo capo, ormai tracima e ha referenti in tutte le forze dell’ordine. E così, alla vigilia di una tornata di nomine importanti, generali e prefetti hanno capito benissimo qual è il carro vincente di Palazzo Chigi. E cercano di salirvi sopra.
Il bersaglio grosso si chiama Dis, Dipartimento per le informazioni e la sicurezza, ovvero l’organismo di raccordo tra i due servizi operativi per l’interno (Aisi) e per l’estero (Aise), deputato ad avere rapporti con l’autorità di governo e il comitato parlamentare di controllo. Dal 2012 è retto dall’ambasciatore Giampiero Massolo, il cui incarico scade a maggio. Da mesi si vocifera di una sua giubilazione al Consiglio di Stato, oppure di un posto importante alla Farnesina, ma negli ultimi giorni il vento sembra girato. Adesso i bookmaker lo danno per riconfermato senz’ombra di dubbio, grazie a tre fattori: la mancanza di solide alternative, il suo ottimo livello di conoscenze internazionali e il rapporto diretto che può vantare con Renzi. Ad aspirare alla poltrona di Massolo era Alberto Manenti, il generale dell’Amministrazione che ha salito tutti i gradini dell’Aise fino a esserne nominato direttore lo scorso anno. Manenti in passato ha gestito dossier delicati e misteriosi come Telekom Serbia e Nigergate, ha ottimi rapporti con la Cia e con il Mossad, è nato in Libia e parla l’arabo (il che aiuta, visto che l’Italia sarà sempre più impegnata nell’ex Paese di Gheddafi), è ben visto dal centrosinistra e ha combattuto il sistema di potere messo su da Niccolò Pollari. Oggi ha buoni rapporti con Lotti e buonissimi con Marco Minniti. L’altra poltrona sulla quale c’è battaglia è quella di direttore dell’Aisi. L’attuale direttore, il generale dei carabinieri Arturo Esposito, va in pensione a giugno e ci va con l’unanime riconoscimento di aver interpretato il ruolo in maniera assolutamente “istituzionale”. Un modo elegante per dire che la politica gli riconosce di non aver giocherellato con i dossier. All’ex Sisde puntano un tris di generali, Mario Parente, Paolo Poletti ed Emanuele Saltalamacchia, e il prefetto Francesco Paolo Tronca, che sta vivendo un quarto d’ora di celebrità con la carica di commissario straordinario della capitale. Parente, 57 anni, ex comandante del Ros, è appena diventato generale di divisione ed è vicedirettore dell’Aisi. Unanimemente stimato, ha un curriculum a prova di bomba costruito tutto nell’Arma. Anche Poletti è vicedirettore dell’Aisi, ma viene dalla Guardia di Finanza dove è stato capo di stato maggiore. Ne sarebbe probabilmente diventato il comandante generale al posto di Saverio Capolupo, se un’inchiesta della Procura di Napoli (nata da una faida interna) non lo avesse azzoppato. Adesso che ne è uscito pulito avrebbe chiesto al governo di essere “risarcito”. SCELTE POLITICHE – Le altre due scelte sarebbero in qualche modo più “politiche”. Saltalamacchia è ritenuto da tutti un ottimo ufficiale, ma non ha ancora tutti i gradi e ha più che altro il merito di comandare i carabinieri della Toscana e di avere un rapporto diretto con Renzi e Lotti. Nominarlo al vertice dei servizi sarebbe un salto triplo, come fu all’epoca la promozione del questore Franco Gabrielli all’Aisi. Il prefetto Tronca, infine, ed è qui la sorpresa, è convinto di aver pescato l’asso con l’ennesima affittopoli romana sulla quale sta suonando la grancassa. Tra un anno dovrebbe andare in pensione, ma se vincesse la sedia numero uno al servizio interno otterrebbe anche lui, oltre che il doppio stipendio, altri quattro anni di contratto.