SCOPPIA IL CASO DEL POLIZIOTTO CHE SPIAVA COLLEGHI E POLITICI
Mai patteggiamento fu custodito più gelosamente. Ma in campagna elettorale è saltato fuori per la notorietà dei protagonisti. E’ quanto riporta Luana De Francisco per il Messaggero Veneto.
La vicenda giudiziaria si è conclusa nel maggio di un anno fa. Lui, l’imputato, si chiama Thierry Snaidero, agente della Polizia di Stato in servizio alla Questura di Udine, all’epoca presidente dell’Asp Moro di Codroipo e, ora, rimbalzato nel ping pong elettorale come «uomo di riferimento di Tondo» (ruolo che il diretto interessato ha prontamente smentito).
Loro, le parti offese, sono alcuni dei politici di punta del centrodestra in Friuli Venezia Giulia, dal sindaco di Codroipo, Fabio Marchetti, all’ex assessore regionale alle Infrastrutture e attuale capogruppo di Forza Italia in Regione, Riccardo Riccardi, oltre a un lungo elenco di allora consiglieri e dirigenti della Moro e ad altri notabili friulani e non.
Tutte persone che, in tesi accusatoria, Snaidero aveva spiato attraverso il cervellone della Questura «per ragioni private o inerenti l’interesse e la sua attività politica» e non, invece, per «esigenze di servizio».
L’inchiesta era stata coordinata dal pm Giorgio Milillo, della Procura di Trieste, competente per reati in materia di accessi abusivi a sistemi informatici.
I fatti contestati risalgono proprio al periodo in cui Snaidero, appesa temporaneamente la casacca di poliziotto, aveva assunto l’incarico di presidente dell’azienda pubblica di servizi alla persona per il Medio Friuli.
In tutto venti le sbirciate, dal 10 gennaio 2012 al 19 marzo 2013, agli archivi elettronici dello Sdi, il Centro elaborazione dati per il servizio informativo interforze del ministero dell’Interno relativo ai precedenti penali, in uso alle forze di polizia, e di cui Snaidero possedeva un proprio username e relativa password, in qualità di assistente capo della Polizia.
Oltre a Marchetti e Riccardi, le sue «interrogazioni» avevano riguardato tra gli altri l’ex capo delle Volanti della Questura di Udine, Maurizio Ferrara, il blogger Marco Belviso e l’ex prefetto Oscar Fioriolli, all’epoca sotto indagine a Napoli per un presunto abuso d’ufficio.
Nell’inchiesta era rimasta coinvolta anche una 41enne di Trieste, segretaria di un politico e accusata di concorso nel reato contestato a Snaidero, «per averlo indotto ad accedere abusivamente in quegli stessi archivi», al fine di fornirle informazioni sugli eventuali precedenti penali di un uomo che aveva avuto una relazione con una sua amica. Accusa dalla quale la donna, difesa dall’avvocato Stefano Buonocore, era stata prosciolta.
Per Snaidero, l’avvocato Luca Ponti era invece riuscito a concordare con il pm un patteggiamento che, riconosciute le attenuanti in regime di prevalenza sulla doppia aggravante, era stato applicato dal gip Patriarchi nella misura di cinque mesi di reclusione, con concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena e con il vantaggio, essendo rimasta sotto la soglia dei sei mesi, di non fare scattare pene accessorie tali, da comportare conseguenze (anche disciplinari) in ambito lavorativo.