Difesa

“Sarà la NATO a decidere”: Crosetto frena sul ponte sullo Stretto come spesa militare

REGGIO CALABRIA, 8 luglio 2025 – Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rompe gli indugi ma non chiude la porta. Al termine del convegno “Tecnologia, geopolitica, sicurezza: capire le sfide globali del nostro tempo”, Crosetto ha dichiarato con fermezza:

“Il Ponte sullo Stretto? Non so se sarà inserito nelle spese NATO, dipende se sarà considerato una struttura che ne possa fare parte. E spetta alla NATO decidere se è una infrastruttura strategica.”

Una presa di posizione che arriva in un momento delicato, con il governo che punta a far rientrare il faraonico progetto del Ponte sullo Stretto di Messina – stimato in 13,5 miliardi di euro – nel nuovo quadro della spesa militare NATO, fissato al 5% del PIL entro il 2035.


Spesa militare al 5% del PIL: il nodo delle infrastrutture

A fine giugno, i Paesi membri dell’Alleanza hanno siglato un accordo che punta a rafforzare la spesa in difesa. L’Italia, in questo contesto, ha proposto una lettura “estensiva” dell’accordo: 3,5% per armamenti, personale e sistemi difensivi; 1,5% per infrastrutture strategiche, come ponti, ferrovie e porti utilizzabili dalle forze armate.

Palazzo Chigi, secondo fonti ufficiali, vede nel ponte una possibile infrastruttura militare utile a garantire la mobilità rapida di truppe e mezzi tra il continente e la Sicilia. Tuttavia, la classificazione del ponte come asset strategico spetta esclusivamente alla NATO, non al governo italiano.


Crosetto: “La NATO deve cambiare, parlare al Sud del mondo”

Durante il convegno, Crosetto ha sottolineato anche la necessità per la NATO di adeguarsi ai nuovi scenari globali:

“L’Alleanza deve confrontarsi con le dinamiche del Sud globale, dove oggi si gioca una parte crescente della sicurezza planetaria.”

Una riflessione che amplia la portata del dibattito, riportando la discussione sul Ponte all’interno di un più ampio disegno geopolitico.


Il Ponte tra difesa e politica: strumento strategico o escamotage contabile?

Non mancano le critiche da parte di analisti e opposizione politica, che vedono nella mossa del governo una manovra contabile per sgravare i costi del Ponte dai capitoli di spesa ordinaria, aggirando le ferree regole europee sul deficit di bilancio.
Il dibattito è ora tutto aperto: strategia geopolitica o alchimia finanziaria?

Fino a che la NATO non si esprimerà, il futuro del Ponte come spesa militare resta sospeso tra le nebbie dello Stretto.


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