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RINNOVO CONTRATTO, TEMPO FINO AL 10 SETTEMBRE PER LE PROPOSTE. POI SI PARTE CON GLI AUMENTI?

Ieri abbiamo pubblicato la notizia riguardante il ricorso presentato al Tar Lazio da parte del Codacons sul mancato rinnovo contrattuale la cui illegitittimà è stata sancita anche dalla Corte Costituzionale. Nonostante tale sentenza, il governo nella scorsa legge di stabilità a fronte dei 7 anni di blocco, aveva messo sul piatto del rinnovo soltanto 300 milioni di euro che avrebbero originato un aumento irrisorio. In primavera il Ministro Madia ha cominciato, dopo la riduzione dei comparti, ad aprire la contrattazione.

Ieri il viceministro dell’economia, Enrico Zanetti, parlando di rinnovo contrattuale ha ribadito che si tratta di «un tassello importante». I contratti pubblici sono fermi da sette anni e, dopo la sentenza di condanna della Consulta, ora il rinnovo è d’obbligo. Il problema è il quantum. La Cgil calcola un mancato incremento in busta paga di almeno 212 euro lordi al mese per ogni anno di blocco. La Uilpa chiede risorse «certe», almeno 7 miliardi. E la Cisl Fp sottolinea che gli stipendi sono tornati ai livelli del 2001: un dipendente pubblico percepiva in termini nominali circa 4.300 euro in più rispetto ad un lavoratore del settore manifatturiero ed oggi percepisce 1.300 euro in meno.

Il ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, ha dato tempo fino al 10 settembre per avanzare le proposte in sede di Aran. Esaminate le quali, dopo la concertazione con il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, formalizzerà l’atto di indirizzo alla stessa Agenzia.

Vero è che le prime intenzioni governative sul quantum da mettere sul piatto cominceranno a circolare proprio nel periodo in cui gli italiani saranno chiamati al refendum per decretare il proseguo o la fine dell’attuale governo.

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