Politica

RETROMARCIA DEL GOVERNO SULL’AUMENTO STIPENDI DEI MINISTRI: CHIESTO IL RITIRO DELL’EMENDAMENTO

Il governo fa marcia indietro sull’aumento degli stipendi a otto ministri e dieci sottosegretari non parlamentari, in un tentativo di allentare le tensioni con l’opposizione. La decisione arriva in un momento cruciale dell’iter della manovra finanziaria.

CROSETTO ANNUNCIA IL RITIRO

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato su X la richiesta ai relatori di ritirare l’emendamento controverso. “È assurdo alimentare ulteriori polemiche”, ha dichiarato il ministro, pur sottolineando l’incongruenza di trattamenti economici differenti per ruoli analoghi nell’esecutivo. “La cosa è giusta? Non penso perché non ha particolare senso che il ministro degli interni o della difesa debbano avere un trattamento diverso rispetto ad un loro sottosegretario, ma non è mai importato finora, nè a me nè ai miei colleghi. Per questo motivo abbiamo chiesto ai relatori di ritirarlo ed evitare inutili polemiche. Quello che non sarebbe comprensibile per nessuna altra professione e cioè che due persone che fanno lo stesso lavoro, nella stessa organizzazione, abbiano trattamenti diversi, per chi fa politica deve essere messo in conto”.

LA POLITICA DEI DUE PESI E DUE MISURE

In un momento storico in cui le famiglie italiane fanno i conti con il caro vita e l’inflazione galoppa, parlare di aumenti degli stipendi ministeriali suona come una stonatura. Crosetto solleva un punto tecnicamente valido – la disparità di trattamento tra ruoli simili – ma politicamente miope.

Mentre i cittadini stringono la cinghia, discutere di aumenti per chi già occupa posizioni apicali nelle istituzioni è un autogol comunicativo clamoroso. La politica non è “un’altra professione qualsiasi”: è servizio pubblico, rappresentanza, esempio. E in tempi di sacrifici collettivi, dovrebbe essere la prima a mostrarsi sensibile al sentiment popolare.

La retromarcia del governo è saggia, non tanto per la questione in sé – che meriterebbe una discussione più ampia sulla retribuzione dei ruoli istituzionali – quanto per il timing e il messaggio che avrebbe veicolato: quello di una classe politica distante dalle difficoltà quotidiane degli italiani. A volte, anche le battaglie più legittime vanno rimandate a momenti più opportuni. Questa è una di quelle volte.

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