PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: RENZI TAGLIERÀ ANCHE LE PREFETTURE
Dopo la riforma della dirigenza, delle Camere di commercio, la riduzione (in teoria) delle partecipate, il governo si appresta a varare altri decreti di attuazione della riforma generale della pubblica amministrazione, impostata dal ministro Marianna Madia. E’ quanto scrive Paolo Padoin, già prefetto di Firenze, per Firenze Post.
Si va dalla riduzione delle prefetture – di cui si parla da lungo tempo, senza alcun costrutto – ai nuovi poteri del presidente del Consiglio fino all’organizzazione interna dei ministeri. La riforma dello Stato passa quindi attraverso l’attuazione della seconda parte della legge Madia sulla Pubblica amministrazione, che un anno fa ha delegato il governo a scrivere una serie di leggi per rivedere gli assetti e i meccanismi della macchina pubblica.
Si è aperta ufficialmente così la “fase due” della riforma, che si concentrerà sulla riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato e dei suoi dipendenti. Per completare l’attuazione della legge delega mancano un’altra decina di provvedimenti, di cui tre o quattro sull’apparato statale: ministeri e la loro organizzazione interna, i poteri del premier sugli altri dicasteri e le nomine, la vigilanza sulle agenzie fiscali e la riorganizzazione delle amministrazioni dello Stato sul territorio. Per scrivere questo corposo capitolo della delega il governo ha sei mesi di tempo, che scadranno a febbraio del prossimo anno.
Ci sono poi altri decreti da approvare, che non possono essere catalogati in una categoria omogenea: il dlgs per il riordino dell’Aci-Pra, quello dei Vigili del Fuoco, il decreto per il riordino delle carriere delle forze di polizia, degli enti di ricerca, dei servizi pubblici locali (gia all’esame del Parlamento), e la cosiddetta Scia 2 per la mappatura di 300 procedure legate alle attività di cittadini e imprese.
Uno dei futuri decreti riguarderà la riorganizzazione degli uffici ministeriali e delle autorità di controllo. E’ noto a tutti come in questi anni siano stati sottratti poteri ai dipartimenti dei ministeri per affidarli alla competenza di improbabili Authority composte in genere da cinque membri – tecnici supposti indipendenti, ma in realtà legati alla politica – lautamente stipendiati. Con la necessità di organizzare i relativi uffici e le conseguenti altissime spese (inutili). La delega porterà ad eliminare gli uffici dei ministeri “doppioni” di Authority indipendenti (ma sarebbe meglio viceversa) e ad accorpare o chiudere gli enti pubblici inutili. Per quanto riguarda i ministeri cambierà l’organizzazione interna che sarà più flessibile: saranno riviste le regole per velocizzare il passaggio dai due modelli organizzativi più utilizzati, quello dei dipartimenti e quello del segretario generale, a un nuovo modello più efficace e snello.
Fra le tante riorganizzazioni in ponte sarà importante quella delle prefetture che verranno notevolmente ridotte, sulla base dello schema già seguito per le Camere di commercio, anche se resteranno in piedi un numero maggiore di sedi, con l’accorpamento nei diversi uffici territoriali dello Stato. La politica dovrà far attenzione a non rovinare e eliminare una componente fondamentale del nostro ordinamento, che in periferia ha sempre tutelato la legalità, la coesione sociale, la sicurezza, coordinando l’azione di organismi statali periferici e autonomie locali. Cambierà sicuramente la geografia attuale con circoscrizioni territoriali più grandi e il nuovo perimetro sarà individuato a seconda degli insediamenti produttivi presenti nelle città, i flussi migratori, la situazione socio-economica, la popolazione residente, la criminalità e la presenza o meno di Città metropolitane. Saranno inoltre concentrati in un’unica sede ragionerie, direzioni provinciali dell’Agenzia delle Entrate, archivi notarili, soprintendenze, uffici scolastici, direzioni regionali e territoriali del lavoro. L’ultimo progetto conosciuto proponeva un ventaglio di circa 80 prefetture superstiti, a fronte delle 105 attuali.
Altro tema su cui si lavora sono le Agenzie fiscali e le nomine pubbliche: le nuove regole affideranno a Palazzo Chigi il controllo sulle Agenzie e daranno più poteri alla presidenza del consiglio. L’articolo 8 della riforma infatti, secondo l’interpretazione che ne danno diversi tecnici del governo, rafforza i poteri di Palazzo Chigi a scapito di quelli degli altri ministeri. Tutte le decisioni dovranno passare attraverso la presidenza del consiglio e, di conseguenza, i ministri avranno meno autonomia nelle nomine. Un altro tassello del progetto di concentrare nelle mani di Renzi il potere assoluto sulla pubblica amministrazione, continuando così la deriva da repubblica parlamentare verso un vero e proprio regime.