Proiettile da cannone riaffiora dal ghiacciaio, la Sat: “Guardare e non toccare”
Il passato continua a riaffiorare sulle montagne trentine, teatro della Grande Guerra. A distanza di un secolo dal conflitto che vide i due eserciti, italiano ed austro-ungarico, affrontarsi in alta quota capita ancora di trovare reperti bellici tra le rocce alla base del ghiacciaio. E’ ciò che è successo sull’Adamello pochi giorni fa, quando gli esperti della Commissione Glaciologica Sat hanno ispezionato un proiettile da cannone ritrovato nella parte bassa della lingua di ghiacciaio del Mandrone.
Si tratta, scrive la Commissione Glaciologica Sat sulla pagina Facebook, di un proiettile del cannone italiano di Cresta Croce. Il nome del pezzo d’artiglieria, 149, si riferisce al diametro interno della canna. La sorpresa e l’emozione del ritrovamento non devono però far dimenticare a chi si imbatta in reperti del genere che può trattarsi di oggetti anche molto pericolosi: nell’estate 2019 un’escursionista rimase gravemente ferito dallo scoppio di un ordigno inesploso sul vicino ghiacciaio Presena.
E’ proprio il caso del proiettile recentemente riaffiorato sul Mandrone. Gli esperti hanno infatti stabilito che “si tratta di un proiettile non sparato perché la corona di forzamento, tipicamente in rame o piombo ed usata nei pezzi di artiglieria a canna rigata, è intatta”. In casi del genere è bene non toccare il reperto, ma segnalarlo alle autorità competenti come la Soprintendenza ai Beni Culturali.
Naturalmente non era così in passato, quando i cosiddetti “recuperanti”, nel primo Dopoguerra, salivano in quota per cercare i rottami della Grande Guerra e recuperare il prezioso metallo. “Spesso i recuperanti – spiegano gli esperti nel post – asportavano dai proiettili questo anello come materiale di più alto valore. La spoletta mancante, sostituita da un tappo in legno non rende il pezzo meno pericoloso, anche se l’impressione è che sia del tutto inerte”. Il consiglio, dunque, è sempre lo stesso: guardare, magari fotografare, e non toccare.