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Prato: il “re dello shaboo” riesce a sfilarsi le manette e fugge dalla questura. «Evasione possibile anche per i problemi di organico della polizia»


Un arresto da manuale, una fuga da film

Sembrava fatta. Dopo mesi di indagini serrate, pedinamenti e operazioni ad alto rischio, la Squadra Mobile di Prato era finalmente riuscita a mettere le mani su Jang Bobo, 38 anni, criminale di origini taiwanesi considerato uno dei principali punti di riferimento del narcotraffico orientale in Italia.

Arrestato il 10 luglio 2025, con addosso mezzo chilo di droga sintetica tra shaboo e ketamina, diverse migliaia di euro in contanti e un passaporto taiwanese, l’uomo si trovava presso la questura di Prato per l’identificazione. Ed è lì che l’impossibile è accaduto: Jang si è liberato dalle manette ed è fuggito, beffando gli agenti sotto il loro stesso tetto.


Un curriculum criminale da film d’azione

La pericolosità del soggetto era tutt’altro che ignota alle forze dell’ordine. Jang Bobo, già pluricondannato in via definitiva per reati legati alla detenzione e spaccio di stupefacenti, era stato fermato più volte tra Prato e Milano.

Il 2 febbraio 2024, nonostante fosse sottoposto all’obbligo di firma, venne trovato in possesso di:

  • 20 grammi di metanfetamina,
  • una pistola semiautomatica Amadini Sandro modello Sentry calibro .45,
  • cinque colpi d’argento dello stesso calibro,
  • due machete, un pugnale, quattro coltelli,
  • una fiamma ossidrica, un trapano a manovella,
  • due piede di porco da 60 cm e una tenaglia.

Una vera e propria dotazione da assalto, che rende bene l’idea del livello di allerta richiesto per gestire un soggetto del genere.


Il nodo delle misure cautelari

Eppure, nonostante la gravità della situazione, il GIP di Prato lo aveva inizialmente sottoposto solo al divieto di dimora nelle province di Prato, Firenze e Pistoia. Una misura giudicata del tutto inadeguata dalla Procura, che fece ricorso al tribunale del riesame, ottenendo infine la custodia cautelare in carcere.

La misura è diventata definitiva solo il 3 luglio 2025, con il rigetto da parte della Cassazione dell’ultimo ricorso presentato dalla difesa.


Una fuga che brucia sulla pelle delle istituzioni

Il giorno dopo, l’arresto. Ma nel giro di poche ore, la beffa: la fuga rocambolesca di Jang Bobo dalla questura.

“La sua evasione – scrive la Procura di Prato – è stata resa possibile anche a causa dell’inadeguatezza degli organici della pur efficiente squadra mobile pratese, impegnata in numerose investigazioni complesse coordinate da questo ufficio”.

Un’ammissione amara, che evidenzia le criticità strutturali del sistema giudiziario e investigativo italiano: uomini troppo pochi, mezzi insufficienti, burocrazia lenta e provvedimenti giudiziari spesso inadeguati al livello di rischio.


Un nome che fa tremare le procure

Il nome di Jang Bobo è ben noto non solo a Prato ma anche a Milano, dove la criminalità organizzata cinese ha da tempo stabilito avamposti cruciali nella distribuzione di shaboo e ketamina, droghe devastanti che alimentano un mercato in espansione.

La Procura pratese, guidata dal procuratore Luca Tescaroli, ha lanciato un chiaro allarme:

“È necessario far conoscere la pericolosità e l’insidiosità di soggetti come Bobo, veri e propri leader criminali nella gestione delle piazze di spaccio in Toscana e nel Nord Italia”.


Le ricerche sono in corso: chi ha visto Jang Bobo?

Le forze dell’ordine hanno immediatamente attivato un piano di caccia all’uomo su scala nazionale. L’ipotesi più accreditata è che Bobo abbia trovato supporto nella rete criminale cinese che da anni lo protegge e finanzia.

Chiunque abbia informazioni utili è invitato a contattare immediatamente le autorità.

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