Poliziotto sfigurato con olio bollente: “L’ergastolano qualora condannato rischierebbe pochi anni di carcere”
Si è svolta la prima udienza del processo che vede coinvolto l’ergastolano ndranghetista che al carcere di Sulmona, il 20 giugno del 2018, sfregiò con olio bollente il poliziotto penitenziario Andrea Paglieta. È quanto si legge in una nota di Mauro Nardella segretario generale territoriale Uil PA polizia penitenziaria e componente della segreteria confederale Cst Uil Adriatica Gran Sasso.
L’imputato assente sarebbe stato difeso tra l’altro da un avvocato d’ufficio in quanto il suo avvocato di fiducia sembra non si sia presentato al processo.
Dal racconto di Paglieta sono emersi dati raccapriccianti in ordine alle modalità di aggressione perpetrate a suo danno soprattutto in ordine a come il detenuto calabrese abbia architettato l’aggressione e di come poi l’abbia eseguita.
Forte è stata la sua testimonianza anche e soprattutto nel momento in cui si è ritrovato ad evidenziare il ruolo determinante che hanno avuto altri 4 reclusi della sezione detentiva ove l’agente prestava servizio nel salvare il poliziotto sottraendolo alle “grinfie” criminali del detenuto aggressore.
Proprio l’aiuto dato da altri detenuti testimonia il clima che si vive in carcere spesso, per non dire quasi sempre, improntato al massimo rispetto tra gli agenti e i detenuti.
Per questo motivo agli autori del salvataggio fu chiesta la ricompensa della semilibertà.
Per la cronaca va detto che il tribunale istruttore della pratica è quello monocratico (competente per reati che prevedono pene fino a 10 anni di carcere) per cui sappiamo già da subito che la pena al quale potrebbe soggiacere l’aggressore sarà, alla luce anche e soprattutto del reato che sarebbe stato contestato all’ergastolano( lesioni gravissime), non certo elevata.
Insomma qualunque essa sarà potremmo molto bene immaginare cosa potrà significare per uno che è soggetto al carcere a vita avere due anni ulteriori di pena da scontare.
L’udienza è stata rinviata al 2 dicembre