Polizia

Poliziotto rubò anello a vice premier libico durante scorta in Italia. Condannato per peculato, falso e rifiuto d’atti d’ufficio

Tra i suoi doveri ci sarebbe stata la tutela delle relazioni internazionali. Che però un agente scelto di polizia, 34enne, ha rischiato di mandare in frantumi appropriandosi dell’anello che l’allora vicepremier libico, Ahmed Maiteeg, ha smarrito durante una visita di Stato a Roma. 

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Questa l’accusa per cui il poliziotto è stato condannato a tre anni e sei mesi dal Tribunale, che ha accolto la richiesta del pm Gennaro Varone. I reati contestati: peculato, falso e rifiuto d’atti d’ufficio. Reato quest’ultimo compiuto – secondo la Procura – nell’istante in cui Militano non ha restituito il gioiello nonostante sapesse chi ne fosse il proprietario, violando così l’ordine pubblico che prevede (anche) la tutela delle relazioni internazionali.

È il 2 novembre 2018. Al poliziotti viene assegnata la sorveglianza di Maiteeg, 50 anni, che soggiorna all’hotel Bernini Bristol, in piazza Barberini. Il vicepremier, prima di andare via, dimentica in stanza l’anello e un cerchietto, custoditi in una scatolina. Appena se ne accorge, avvisa la direzione. Che fa recuperare il gioiello, di grande valore affettivo per Maiteeg, consegnandolo (dentro la scatolina) all’agente. Il poliziotto, però, si impossessa dell’anello, mentre la scatolina la lascia su un tavolo. Poi, in un verbale, sostiene di averlo perso. A smentirlo – secondo l’accusa – un video in cui si vede l’agente intascare il gioiello.

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