Politica

Piantedosi tra Libia, Ucraina e sicurezza interna: “Con Crosetto nessuna divergenza, solo amicizia e obiettivi comuni”


Il caso Almasri e la fermezza del Viminale

Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, resta fedele al suo stile: tono pacato, parole misurate, ma messaggi politici netti. Nell’intervista a Il Foglio, torna sul caso Almasri, arrestato in Libia dopo essere stato rimpatriato dall’Italia, e respinge le accuse delle opposizioni.
Secondo Piantedosi, l’arresto “conferma che non ci sbagliammo nel riconsegnarlo alle autorità di quel Paese”, che a suo giudizio hanno mostrato “una maturità superiore a chi ha sproloquiato sull’argomento”.

Le critiche, arrivate dal fronte politico e parlamentare, parlavano di un presunto “torturatore liberato”. Il ministro replica con fermezza, spiegando che tra gli atti esaminati al momento del rimpatrio figurava una richiesta di estradizione della magistratura libica per processarlo “per gli stessi reati”. Una precisazione che, per Piantedosi, chiude ogni margine di ambiguità.


Riforma della giustizia e referendum: “Non è un test politico”

Il ministro difende la riforma della giustizia e respinge l’idea che sia “una vendetta” contro la magistratura. La sua lettura è tecnica e politica insieme: “Non è affatto una riforma contro i giudici, ma serve a superare degenerazioni correntizie che hanno danneggiato l’autorevolezza della magistratura stessa.”

Sul referendum, Piantedosi invita a non trasformarlo in un giudizio sul governo: “Non può diventare un test politico, altrimenti verrebbe svilito il vero tema. L’indipendenza della magistratura è intatta, anzi per certi versi rafforzata.”
Dietro la calma del linguaggio, il ministro difende un principio: equilibrio tra poteri e chiarezza istituzionale.


Zakharova e la “volgarità” della propaganda russa

Durissimo invece il giudizio sulla portavoce del Cremlino, Maria Zakharova, che aveva commentato con sarcasmo la morte di un operaio italiano. Per Piantedosi si tratta di “pura volgarità”, sintomo di “una propaganda priva di qualsiasi dimensione etica”.

Il ministro definisce “fuori luogo” l’uso di toni di guerra per un incidente sul lavoro, e individua in questo linguaggio “la logica guasta di una propaganda che non conosce confini morali”. Sicurezza e rispetto della vita, per il titolare del Viminale, restano temi che travalicano la politica e toccano la dignità del Paese.


Ucraina: “Un sostegno convinto e necessario”

Sul fronte internazionale, Piantedosi ribadisce la posizione del governo. Il sostegno all’Ucraina, spiega, è “convinto e necessario”, e non ha radici nell’ostilità verso la Russia, ma nella difesa di principi condivisi dall’Occidente.
“La speranza”, dice, “è che si possa arrivare a un accordo ragionevole, in un quadro di garanzie reciproche per la sicurezza.”

È una linea di equilibrio, quella del ministro: fermezza militare e ricerca diplomatica come due facce della stessa politica di sicurezza.


Con Crosetto nessuna frizione: “È un amico”

Piantedosi smentisce le voci di tensione con il ministro della Difesa Guido Crosetto, definite “prive di fondamento”. “Con Crosetto – afferma – non c’è nessuna divergenza. È un amico e non ci siamo ancora confrontati nel merito.”

Sull’operazione Strade Sicure, Piantedosi apre alla possibilità di una revisione graduale: “Una progressiva restituzione dei militari ai propri compiti di istituto, accompagnata da un incremento delle forze di polizia, potrebbe essere nell’ordine delle cose.”
E precisa che “l’Italia ha bisogno di uno strumento militare moderno ed efficiente, ma anche di città sicure: due priorità che devono camminare insieme.”


Sicurezza e disagio mentale: la “terza via” dopo Basaglia

Il ministro torna anche sul tema della sicurezza urbana dopo l’accoltellamento a Milano, compiuto da un uomo con disturbi mentali che aveva rifiutato cure. Piantedosi parla della necessità di una “terza via” tra manicomi e abbandono, respingendo ogni accusa di revisionismo.
“Chi ha pensato che volessi tornare a prima della legge Basaglia non ha capito nulla”, chiarisce. La soluzione, per lui, passa attraverso le REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), strutture che dovrebbero essere “potenziate e rese più efficaci”.

L’obiettivo è “assicurare meglio la sicurezza dei cittadini senza tornare al sistema dei manicomi del passato”. Un equilibrio difficile, ma che per Piantedosi rappresenta “una necessità concreta, non ideologica”.


FdI e i cori di Parma: “Goliardate” ma nessuna indulgenza

Sui cori di giovani militanti di Fratelli d’Italia a Parma, il ministro parla di “alcune goliardiche carnevalate”, che “ripropongono atteggiamenti di cui non si conosce appieno il significato”. Un modo per dire che certi simboli non hanno più senso nel presente politico.

Piantedosi sottolinea però che “il centrodestra rappresenta valori di conservatorismo, liberalismo e democrazia”, e che questa prospettiva è “antitetica a qualsiasi forma di totalitarismo, fascismo incluso”.
La violenza, avverte, “oggi si manifesta altrove, in ambienti legati a ideologie antagonistiche”. È un messaggio doppio: condanna le nostalgie del passato, ma sposta l’attenzione sulle tensioni attuali.


Meloni e la leadership riconosciuta

Sul piano politico, Piantedosi conferma la piena sintonia con la premier. “Giorgia Meloni – afferma – sta ottenendo risultati importanti per l’Italia e merita rispetto e sostegno. Tutti, a qualsiasi livello, dobbiamo essere in sintonia con questo impegno e con i successi che sta producendo anche sul piano internazionale.”

Un messaggio di coesione interna e di lealtà istituzionale, pronunciato senza enfasi ma con chiarezza.


Medio Oriente e Palestina: dialogo e stabilità

Alla vigilia dell’incontro tra Meloni e Abu Mazen, Piantedosi si muove con cautela ma ribadisce la linea del governo: “L’Italia sta facendo la sua parte per sostenere un processo di stabilizzazione e pacificazione dell’area. Ogni occasione di dialogo è fondamentale per isolare e sconfiggere le frange estremiste, in particolare quelle legate a Hamas.”

Il ministro parla di “fase cruenta” da superare e di una prospettiva che deve “garantire la piena sicurezza di tutti i cittadini di quella terra martoriata”.
Una posizione in equilibrio tra diplomazia e fermezza, nel solco della calma determinata che è ormai il suo marchio di fabbrica.

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