Pensioni, la Consulta conferma il taglio della rivalutazione: “Scelta legittima del Governo”
La Corte Costituzionale ha dato il via libera al “raffreddamento” degli adeguamenti per gli assegni superiori a 4 volte il minimo INPS. Una decisione destinata a fare giurisprudenza e che conferma la linea dell’esecutivo Meloni sulla gestione della spesa pensionistica.
Le motivazioni della Consulta
“Non è irragionevole perché salvaguardia integralmente le pensioni di più modesta entità”, si legge nella sentenza depositata il 14 febbraio. La Corte sottolinea come il meccanismo “riduce progressivamente la percentuale di indicizzazione al crescere degli importi dei trattamenti, in ragione della maggiore resistenza delle pensioni più elevate rispetto agli effetti dell’inflazione”.
Gli obiettivi economici
Le scelte del legislatore vengono giudicate “coerenti con le finalità di politica economica” in quanto mirano a “contrastare gli effetti di una improvvisa spinta inflazionistica incidente soprattutto sulle classi sociali meno abbienti”.
La reazione dei sindacati
Dura la posizione della CGIL. “Non si può far cassa sulle pensioni, giustificando tagli con la necessità di politiche economiche di emergenza che si trasformano poi in misure strutturali“, dichiarano Lara Ghiglione e Lorenzo Mazzoli, dirigenti del sindacato.
Le prospettive future
La Consulta lascia uno spiraglio aperto, specificando che delle perdite subite dalle pensioni non integralmente rivalutate “il legislatore potrà tenere conto in caso di eventuali future manovre sull’indicizzazione dei medesimi trattamenti”.
Il contenzioso continua
La CGIL non si arrende: “Riteniamo ancora valido il contenzioso che abbiamo portato avanti in diversi tribunali d’Italia”, affermano i sindacalisti, puntando a “ripristinare un principio di equità, attraverso criteri di proporzionalità e progressività”.
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