Pensioni

Pensioni Forze Armate e di Polizia 2025: nonostante i tagli ai coefficienti, assegni più ricchi. Ecco perché

Le recenti notizie sui tagli ai coefficienti di trasformazione delle pensioni hanno seminato il panico tra gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, provocando una vera e propria valanga di richieste di chiarimenti alla nostra redazione. Per fare chiarezza su questa delicata questione che tocca da vicino migliaia di famiglie, abbiamo interpellato il Dott. Damiano Curcio, Consulente Nazionale FGU Gilda-Unams – CSA Dipartimento Università, esperto di previdenza nel comparto sicurezza. La sua analisi, supportata da calcoli puntuali, rivela uno scenario sorprendentemente diverso da quello temuto: chi andrà in pensione nel 2025 potrebbe trovarsi con un assegno più ricco rispetto ai colleghi usciti nel 2024. Vediamo nel dettaglio perché questa apparente penalizzazione si trasforma, in realtà, in un vantaggio economico.

Il Contesto Normativo

In questi giorni il Ministero del Lavoro ha implementato le modifiche previste dalla storica legge Dini (31 agosto 1995, n.335), aggiornando i coefficienti anagrafici legati all’aspettativa di vita. È importante notare che i coefficienti 2023/2024 erano stati influenzati dall’impatto della pandemia, che aveva portato a un temporaneo incremento dei tassi di mortalità. (vedi tabella)

L’Impatto Reale dei Nuovi Coefficienti: Un’Analisi Dettagliata

Vediamo però in sostanza cosa cambia realmente per un pensionato che è andrà in pensione nel 2025 e non nel 2024.

Prendendo la media del montante contributivo effettivo dei pensionati dell’Arma dei Carabinieri ovvero € 643.130,59 (può variare in base al tipo di lavoro dell’interessato e degli assegni accessori che lo stesso percepisce come: straordinario, notturni, festivi, O.P., missioni estere, ambasciate, ect.) e prevedendo che l’interessato abbia maturato il 60° anno di età nel 2024 (coefficiente 4,615); avremmo attribuito allo stesso una quota di pensione con il sistema contributivo pari ad € 27.397,37 ( da sommare alla quota A e quota B di pensione per ottenere la base pensionabile totale);

Con lo stesso sistema di calcolo e con il nuovo coefficiente previsto per il 2025 ( 4,536) attribuiremo, alla stessa persona, una quota di pensione con il sistema contributivo pari ad € 26.928,37 con una differenza annua lorda (in negativo) di € 469,00, pari ad una differenza netta mensile pari ad € 21,886 (dedotte le ritenute assistenziali ed Irpef).

La Compensazione dal Rinnovo Contrattuale

L’interessato però, dovendo andare in quiescenza nell’anno 2025, avrà diritto ad ottenere sulla propria pensione, l’incremento dovuto dal contratto 2025/2027 e, volendo fare un paragone con il contratto in discussione (2022/2024) che ha un incremento (per lo stesso grado) di € 211,57 mensili lordi, avremmo un incremento della pensione mensile netta di € 36,868.

Il Tasso di Capitalizzazione

Un Ulteriore Elemento da Considerare Va evidenziato un aspetto importante che potrebbe ulteriormente influenzare positivamente le pensioni del 2025. Per chi è andato in pensione nel 2023, il tasso di capitalizzazione è stato pari a 1, il che significa che non c’è stata alcuna rivalutazione del montante per l’anno precedente. Per le pensioni del 2025, invece, la situazione potrebbe essere più favorevole. Il tasso di capitalizzazione che verrà applicato dipenderà dall’inflazione del 2024 e potrebbe attestarsi sopra l’1 (ad esempio 1,004567), garantendo così una rivalutazione del montante contributivo.

Questo fattore, se confermato, andrebbe a sommarsi ai benefici già discussi del rinnovo contrattuale, rendendo ancora più vantaggiosa la posizione di chi andrà in pensione nel 2025 rispetto ai colleghi usciti nel 2024.

Per cui, gli appartenenti alle Forze di Polizia, ad ordinamento civile e militare che accederanno alla pensione nel 2025, avranno comunque una pensione più alta (a parità di montante contributivo, arruolamento e grado) del collega che è andato in quiescenza nel 2024 con i medesimi requisiti richiesti per l’accesso alla quiescenza.

 

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