PENSIONI 2025: CON I NUOVI COEFFICIENTI ASSEGNI GIÙ DEL 2%. IL DECRETO DEL MINISTERO RIDISEGNA IL CALCOLO CONTRIBUTIVO
Nuovi coefficienti di trasformazione delle pensioni: l’impatto sugli assegni dal 2025
Il Ministero del Lavoro ha emanato il 22 novembre 2024 il decreto che stabilisce i nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo per il biennio 2025-2026, determinando una riduzione degli importi delle future pensioni contributive.
Ambito di applicazione e destinatari
Il provvedimento, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025, si applica esclusivamente alle gestioni INPS e non coinvolge le casse professionali. È importante sottolineare che la revisione non impatta sulle pensioni già in essere, ma riguarda esclusivamente i trattamenti che decorreranno dal 2025 con almeno una quota calcolata con il sistema contributivo.
Le categorie interessate, in ordine di impatto decrescente sul calcolo dell’assegno, sono:
- Lavoratori privi di contribuzione ante 1996
- Soggetti che optano volontariamente per il sistema contributivo
- Lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31.12.1995
- Lavoratori con oltre 18 anni di contribuzione al 31.12.1995 per i versamenti successivi al 2011
Analisi tecnica dei nuovi coefficienti
La revisione biennale tiene conto di molteplici fattori macroeconomici, tra cui l’andamento dell’inflazione, l’incremento della speranza di vita e le variazioni del PIL in rapporto ai redditi soggetti a contribuzione. La nuova tabella evidenzia una generale flessione dei coefficienti, con valori che variano dal 4,204% per i pensionamenti a 57 anni fino al 6,510% per le uscite a 71 anni.
Impatto economico sulle future pensioni
Le nuove aliquote comportano una riduzione media del 2% degli importi pensionistici rispetto al biennio precedente. Un esempio concreto aiuta a comprendere l’entità della variazione: con un montante contributivo di 200.000 euro, un lavoratore che accede alla pensione a 62 anni nel 2024 percepisce un assegno lordo mensile di 751 euro (per 13 mensilità), mentre nelle stesse condizioni dal 2025 l’importo si ridurrà a 737 euro. Analogamente, per i pensionamenti a 67 anni, l’assegno passerà da 880 a 862 euro mensili.
Meccanismo di calcolo e base normativa
Il sistema di calcolo contributivo, introdotto dalla Legge 335/1995, prevede che l’importo della pensione annua sia determinato moltiplicando il montante contributivo individuale per il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età del pensionamento. I coefficienti sono oggetto di revisione biennale sulla base dei dati ISTAT relativi alla speranza di vita, secondo quanto stabilito dalla normativa vigente.
Il principio sottostante è che l’importo della pensione sia inversamente proporzionale alla durata attesa dell’erogazione: chi accede al pensionamento in età più giovane riceve un coefficiente inferiore, poiché statisticamente godrà del trattamento per un periodo più lungo.
DDL Gasparri: un anno di stallo e promesse disattese
Sono passati ben 740 giorni – oltre due anni – da quando il DDL Gasparri è stato assegnato alla Commissione permanente il 14 novembre 2022. Un disegno di legge che doveva rivoluzionare le pensioni di militari e forze dell’ordine, eliminando le penalizzazioni nel calcolo pensionistico per chi indossa la divisa. Da allora? Nemmeno l’inizio dell’esame. Non è andata meglio al disegno di legge “gemello” del Senatore Silvestroni (S.768), presentato successivamente con le stesse finalità. Il risultato è sconcertante: due proposte di legge identiche ferme nei cassetti del Parlamento, mentre migliaia di servitori dello Stato continuano a vedere le proprie pensioni future penalizzate rispetto agli altri dipendenti pubblici, soprattutto se costretti a lasciare il servizio prima del limite d’età. Una paralisi legislativa che fa male proprio a chi serve il Paese in divisa. (clicca qui per approfondire)
Conclusioni e prospettive
Questa nuova revisione al ribasso dei coefficienti di trasformazione si inserisce in un trend di progressivo adeguamento del sistema previdenziale alle dinamiche demografiche ed economiche. La riduzione degli importi delle future pensioni contributive evidenzia l’importanza di una pianificazione previdenziale consapevole, che possa eventualmente includere forme di previdenza complementare per garantire un adeguato tenore di vita post-lavorativo.
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