Quando insultò un carabiniere, dandogli fra l’altro della
“pecorella”, l’attivista No Tav non in era in preda a un eccesso di
rabbia, ma aveva intravisto “l’occasione di procurarsi il suo quarto d’ora
di celebrità”.
Anche con questa considerazione il giudice Gian Luca
Robaldo, del tribunale di Torino, ha motivato la condanna a quattro mesi di
reclusione che ha inflitto a Marco Bruno, imputato di oltraggio a pubblico
ufficiale per quanto avvenne nel febbraio del 2012 durante un blocco stradale a
Chianocco, in Valle di Susa.
La condanna a quattro mesi Bruno si era avvicinato a uno dei carabinieri
schierati in cordone (il giudice li definisce ‘poliziotti’) e cominciò a
“sbeffeggiare uno di essi apostrofandolo con l’epiteto ‘pecorella’”,
e poi bersagliandolo con “una lunga serie di insulti e contumelie”.
Il militare rimase impassibile. La scena venne interamente ripresa dalla
videocamera di un giornalista ed è questo, unito al fatto che il blocco
stradale era assolutamente pacifico, che induce il giudice a ritenere che il No
Tav stesse solo cercando “il suo personale quarto d’ora di
celebrità”. Questo non toglie che “l’espressione ‘pecorella’”
risulti “particolarmente offensiva” se rivolta a un tutore
dell’ordine perchè allude “alla mancanza di coraggio e iniziativa”.