Attualità

OMICIDIO MATTARELLA, L’EX PREFETTO AI DOMICILIARI: “ERO IN ANSIA, SONO INNOCENTE”

L’autodifesa davanti al giudice

Ero in uno stato di confusione e ansia”. Così l’ex prefetto Filippo Piritore, oggi ai domiciliari, ha spiegato le dichiarazioni che lo hanno fatto finire al centro dell’inchiesta per depistaggio sull’omicidio di Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo.
Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, l’ex funzionario di polizia si è difeso davanti alla gip Antonella Consiglio sostenendo di non ricordare con esattezza le proprie parole: “Avrò detto una cosa interpretata male. Mi protesto innocente. Non so come è venuto fuori il nome di Lauricella, non so dirlo”.


Le accuse: dichiarazioni senza riscontro

Per i magistrati di Palermo, coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia, le dichiarazioni di Piritore avrebbero svilito e deviato le indagini, contribuendo a confondere uno dei capitoli più delicati dell’inchiesta: il misterioso guanto trovato sulla Fiat 127 dei killer, poi sparito nel nulla.
Secondo l’ordinanza citata dal quotidiano, Piritore avrebbe reso dichiarazioni “del tutto prive di riscontro”, favorendo di fatto una distrazione investigativa su un reperto che, se conservato, avrebbe potuto fornire prove decisive.


“Ho solo eseguito ordini”

L’ex prefetto, in passato funzionario della Squadra Mobile di Palermo, ha negato ogni responsabilità: “Io non ho occultato nulla. Ho agito come mi è stato detto, forse dai miei dirigenti dell’epoca. Ho fatto solo il mio dovere”.
Piritore ha ricordato di essere stato chiamato a casa il giorno del delitto e di essersi recato sul luogo in cui fu trovata l’auto dei killer: “Non ricordo chi c’era, ma qualcuno era già lì”. Ha aggiunto di non aver avuto rapporti diretti con il suo superiore di allora, Bruno Contrada, nome pesante della storia giudiziaria palermitana.


Il mistero del “Lauricella fantasma”

Il punto più oscuro della vicenda resta la presunta consegna del guanto. Piritore ha riferito di averlo affidato a un agente della Scientifica, Di Natale, perché lo portasse al sostituto procuratore Pietro Grasso, titolare delle indagini. Sempre secondo la sua versione, il magistrato avrebbe poi disposto di trasferire il reperto al Gabinetto regionale di Polizia scientifica, dove Piritore lo avrebbe consegnato a un certo Lauricella.
Ma Il Fatto Quotidiano sottolinea che nessun Lauricella era in servizio alla Scientifica di Palermo in quel periodo. E sia Grasso che Di Natale hanno smentito integralmente il racconto dell’ex prefetto.


Un depistaggio lungo 45 anni

A distanza di quasi mezzo secolo, il caso Mattarella continua a mostrare ombre e omissioni. Il presunto depistaggio di Piritore riporta alla luce il buco nero delle indagini: reperti scomparsi, versioni contraddittorie e una verità che sembra ancora imprigionata nel passato.
Il nome di Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica, resta così legato a un mistero che intreccia mafia, politica e apparati dello Stato — un enigma che il tempo non ha ancora cancellato, e che oggi torna a chiedere risposte.

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