NUMERI IDENTIFICATIVI DEGLI AGENTI DI POLIZIA. DA DUE ANNI IN PARLAMENTO. CHE FINE HA FATTO?
Il testo in commissione Affari Costituzionali al Senato ma potrebbe rientrare nella stretta del governo sulla sicurezza urbana. Da almeno quindici anni in Italia si discute dell’ipotesi di dotare le forze dell’ordine di un codice identificativo personale. Risale al 2001, infatti, la raccomandazione europea che prevede l’obbligatorietà del numero identificativo ma le proposte di legge in materia nel nostro Paese procedono a rilento tra stop and go in Parlamento. Due anni fa, il 13 febbraio del 2014, è stata depositata al Senato una proposta di legge del Movimento cinque stelle a prima firma di Marco Scibona che, associata ad altre due proposte, una firma di Luigi Manconi (Pd) e una a firma di Peppe De Cristofaro (Sel), è stata adottata come testo base per la discussione in commissione Affari Costituzionali (LEGGI IL TESTO).
Il testo prevede che casco e divise delle Forze di polizia debbano avere un numero identificativo riconoscibile anche fino a 15 metri di distanza e in condizioni di scarsa luminosità. La discussione in commissione è stata avviata a fine luglio del 2014 ma, dopo l’adozione del testo M5s come testo base al quale presentare gli emendamenti si è fermata da febbraio in commissione.
Il 16 febbraio scorso di fronte alla richiesta, in particolare di M5s e Sel al governo di pronunciarsi sul provvedimento il sottosegretario Gianpiero Bocci ha sottolineato che, a seguito di ulteriori incontri con l’ANCI, è in via di conclusione la predisposizione di un disegno di legge di ampia portata in materia di sicurezza urbana, nel quale eventualmente potrebbero essere inserite anche le disposizioni contenute nel disegno di legge.
Tra le ipotesi c’è – dunque – quella che possa essere inserito nella più ampia riforma della sicurezza urbana alla quale il governo sta per mettere mano, ma l’argomento è spinoso è vede i dubbi di Ncd.
a cura di Alessandra Chini per Ansa