Polizia

“Non siete i benvenuti, uscite o vi taglio la gola”: poliziotti aggrediti in un bar. 13 arresti, tutti liberi il giorno dopo

Tensione nel cuore della notte

Notte di caos in viale Tunisia, nel pieno centro di Milano. Erano le 3.50 di sabato quando le Volanti del commissariato Garibaldi-Venezia sono intervenute dopo la segnalazione di un attacco vandalico all’angolo con via Manuzio. Sui muri — imbrattati con scritte e scarabocchi — dei writer non c’era più traccia. Ma un cittadino, che aveva allertato il 112, ha indicato agli agenti un locale vicino dove si sarebbero rifugiati i presunti autori. Quel locale era il “Gibus Milano”, in viale Tunisia.


“Fuori dal mio locale, vi taglio la gola”

Quando i poliziotti sono entrati nel locale, si sono trovati di fronte a un clima ostile e teso. Tutti i presenti, secondo quanto ricostruito, si sono rifiutati di farsi identificare. “Ma cosa volete da noi? Non avete altro da fare? Perché vi dobbiamo dare i documenti?”, avrebbero replicato in coro.
A quel punto, il proprietario del locale, un italiano di 34 anni, avrebbe affrontato gli agenti dicendo: “Non siete i benvenuti, questo è il mio locale e voi non potete entrare”. La tensione è poi esplosa quando l’uomo avrebbe minacciato uno dei poliziotti di morte, urlandogli: “Tu non hai capito un c…, esci dal mio locale altrimenti ti taglio la gola”.


La situazione degenera: botte, minacce e bicchieri d’acqua

Il controllo è degenerato in pochi secondi. Secondo la ricostruzione, più persone hanno aggredito i poliziotti con pugni e schiaffi nel tentativo di impedire l’arresto del gestore.
Una donna, che ha dichiarato di essere la compagna del titolare, avrebbe cercato di bloccare gli agenti. Altre donne presenti nel locale si sono unite al gruppo, con una di loro che ha lanciato un bicchiere d’acqua contro il viso di un agente.
Gli agenti hanno chiesto rinforzi: sono intervenute altre due Volanti della Questura per riportare la calma. Intorno all’auto di servizio con il titolare già a bordo si è formato un capannello di persone che tentava di impedirne la partenza. Alcuni hanno tentato la fuga, altri si sono divincolati con forza, rendendo necessaria una serie di fermi e arresti immediati.


13 arresti, tre agenti feriti

Il bilancio della notte è pesante: 13 persone arrestate, tra cui 7 donne e 6 uomini, tutti di età compresa tra i 20 e i 61 anni. Si tratta di italiani e italiani di seconda generazione. Le accuse: resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale.
Tre agenti sono finiti all’ospedale, due con 6 giorni di prognosi e uno con due giorni, per contusioni multiple riportate durante la colluttazione.


La direttissima e la decisione del giudice

Nella mattinata di domenica, il giudice ha convalidato gli arresti in direttissima, disponendo tuttavia la liberazione di tutti i fermati. Solo per una persona è stato applicato l’obbligo di firma.
Un epilogo giudiziario che non cancella la gravità di quanto avvenuto in piena zona centrale, a poche ore dalle tensioni del corteo pro Gaza tra Loreto e Porta Venezia, dove si erano già registrati lanci di bottiglie e uso degli idranti da parte delle forze dell’ordine.


Un episodio che lascia il segno

Secondo quanto precisato dalla Questura, l’imbrattamento e gli scontri nel locale non hanno legami con la manifestazione del pomeriggio, ma rappresentano un episodio autonomo di violenza e illegalità.
Una notte che ha lasciato dietro di sé vetri rotti, feriti e un clima di tensione crescente nel cuore della movida milanese.

La beffa finale: tra impunità e retorica

A cosa servono, allora, i ringraziamenti ufficiali e i comunicati pieni di elogi alla polizia “in prima linea”, se dopo notti di pugni, schiaffi e minacce di morte, tutti tornano liberi il giorno dopo? È una beffa istituzionale, una ferita che brucia non solo per gli agenti finiti all’ospedale, ma per chi crede ancora nello Stato e nelle sue regole.
Si parla di “operazioni ad alto impatto”, di “tolleranza zero”, ma l’unico impatto reale — quello tangibile — è la scarcerazione immediata dei violenti. Il messaggio che passa è devastante: l’impunità paga, la forza pubblica no. E qui non è questione di destra o sinistra: è una questione di credibilità dello Stato.
Perché se un governo — qualsiasi governo — non è in grado di proteggere chi indossa la divisa e rischia la pelle nelle notti di follia, allora ogni slogan sulla “sicurezza” e sul “rispetto per le forze dell’ordine” resta solo propaganda da campagna elettorale, buona per un comizio, non per la realtà.

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