Carabinieri

«Noi siamo il potere»: l’ufficiale dei carabinieri che perseguitava la ex e l’amante. Coinvolto anche un maresciallo legato al pm indagato nel caso Garlasco


Un potere “amicale” sopra le regole

«Noi siamo il potere». È questa la frase che meglio riassume l’arroganza con cui un maggiore dei Carabinieri — oggi in pensione — si rivolgeva ai suoi interlocutori.
In un messaggio del 2020, durante le restrizioni Covid, invitava un conoscente a cena nel suo ristorante di Pavia per “dare una mano a finire il tartufo d’Alba”.
Quando l’altro gli faceva notare che gli spostamenti erano vietati dal Dpcm, l’ufficiale lo rassicurava: «Ti metto un’auto con scorta, arrivi tranquillo. Siamo o no amici?».
E non solo: offriva anche di procurargli un certificato per raggiungere la seconda casa a Cortina. Un potere che, nelle sue parole, sembrava sconfinare ben oltre i limiti della legge.


L’inchiesta “Clean 2” e la doppia faccia dell’ufficiale

Quella conversazione, insieme a molte altre, è finita nel fascicolo dell’inchiesta “Clean 2”, che ha scoperchiato un sistema di abusi di potere, corruzione e persecuzioni personali.
Il maggiore, ex comandante del Nucleo Informativo del Reparto Operativo di Pavia, è sotto processo per corruzione e stalking ai danni di una donna con cui aveva avuto una relazione iniziata quando lei era appena 17enne.

Quando la giovane — oggi trentenne — decise di lasciarlo, la sua vita si trasformò in un incubo: copertoni tagliati, minacce, tentativi di colpire perfino la pensione del nonno. Un accanimento descritto dagli inquirenti come sistematico, alimentato da un senso di vendetta e di impunità.


Lettere anonime e carriere distrutte

Nella rete del maggiore finì anche un dirigente di banca, non indagato, ma legato professionalmente e personalmente all’ex compagna dell’ufficiale.
La donna, dopo la fine della relazione, aveva intrecciato un legame con un collega, all’epoca responsabile dell’area Wealth Management dello stesso istituto. Da quel momento anche per lui cominciò l’inferno.

Arrivarono lettere anonime alla moglie e alla banca, con accuse infamanti: «Usa l’azienda solo per intrecciare relazioni con impiegate che si piegano ai suoi voleri».
Pochi mesi dopo, la moglie lo lasciò e la banca lo allontanò dal suo incarico.

Solo con l’esplosione del cosiddetto “sistema Pavia” l’uomo scoprì di essere una delle vittime dell’ufficiale e di un maresciallo a lui vicino, appartenente al nucleo di polizia giudiziaria e considerato fedelissimo di un pm poi indagato nell’inchiesta di Garlasco.


La “squadretta” e le intercettazioni parallele

Dalle indagini emerge una “squadretta” privata che usava strumenti investigativi per fini personali.
In un episodio del dicembre 2019, il maresciallo — «su indicazione del superiore» — si fece consegnare un dispositivo Gps da un conoscente di una ditta specializzata in intercettazioni per la Procura, per sorvegliare l’auto dell’ex fidanzata.

Non mancavano gesti da teppismo: «Bisogna sgonfiarle le gomme dell’auto», diceva l’ufficiale. E il sottoposto rispondeva: «Domani la sistemo… ho il punteruolo in tasca».


Vendette, amicizie interessate e un sistema di potere

Tra i messaggi agli atti spiccano quelli che mostrano la spietata volontà di vendetta del maggiore: «Si accorgerà che ha fatto la stronza con la persona sbagliata… non sarò soddisfatto finché non completerò l’opera».
E ancora: «Stretta forte amicizia con il capo di quel dirigente… entro dicembre è fuori».
Un’amicizia “strategica” per colpire chi aveva osato sostituirlo.

La vittima maschile, assistita da un avvocato milanese, ha già ottenuto un risarcimento nel processo abbreviato al maresciallo, condannato a 4 anni e 6 mesi, e si è costituita parte civile nel processo contro l’ufficiale, tuttora in corso.


La paura che ancora pesa sul silenzio

Nonostante anni di vessazioni, la donna non si è costituita parte civile.
Una scelta su cui punta la difesa, ma che secondo chi la conosce potrebbe raccontare altro: una paura ancora viva, alimentata dal fatto di vivere e lavorare nella stessa città in cui l’incubo è cominciato.

Un’inchiesta che mette a nudo una degenerazione del potere, dove relazioni personali, ruoli istituzionali e rancori privati si sono intrecciati in un sistema di favori, minacce e silenzi.
Un sistema in cui, per troppo tempo, qualcuno ha creduto davvero di essere “il potere”.


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