Polizia

NICOLA, IL «POLIZIOTTO EROE» DI NAPOLI TORNA LENTAMENTE ALLA VITA

Sopravvivere è come tornare a nascere. È un’alchimia primordiale: una miscela magica capace di misturare le preghiere con l’ottimismo, le lacrime con il dolore, la speranza con la paura. Chi alla fine ce la fa può a buon diritto salire sul più alto gradino del podio e dire di avercela fatta. Ecco perché oggi l’ispettore della Polizia di Stato Nicola Barbato riesce a sorridere, nonostante tutto. Lui sì che ce l’ha fatta davvero. Otto mesi dopo la sera in cui un delinquente gli sparò a bruciapelo un colpo di pistola nel pieno di una delicata operazione antiracket a Fuorigrotta Nicola sorride davanti alla telecamera che lo riprende in compagnia della figlia. (…) E’ quanto scrive Giuseppe Crimaldi per il Mattino.it.
Barbato venne ferito gravemente il 25 settembre del 2015 mentre indagava sotto copertura su un giro di estorsioni nell’area occidentale della città. Coraggio, esperienza e volontà non riuscirono tuttavia a fargli da scudo a quel proiettile maligno che lo centrò alla spina dorsale. Oggi, sulla pagina Facebook «Noi Poliziotti per sempre» – che da quel giorno non ha mai smesso di dedicargli affetto e attenzione – appare l’immagine che lo ritrae all’interno della struttura medica in cui si trova per la riabilitazione motoria.

«Nicola saluta e ringrazia tutti – si legge nel post – Qui (nella foto, ndr) è con la figlia Giovanna, la quale ci fa sapere che sta bene e sta progredendo». Felpa grigia, occhiali da sole, e l’immancabile simbolo della Polizia di Stato impresso in alto a sinistra: ecco come compare nell’istantanea l’ispettore 54enne, abbracciato affettuosamente dalla figlia. «Tanti affettuosi auguri per una veloce guarigione e un grande abbraccio», scrive l’ex questore di Napoli Luigi Merolla; gli fa eco l’ex capo della Squadra mobile partenopea Giuseppe Fiore, che con Barbato ha diviso nottate e successi investigativi: «Un abbraccio Nicola…ho conosciuto tua figlia… Sembrava mia figlia: donne con una forza enorme…. Il tuo ossigeno puro. A presto».

Incoraggiamenti, tanti, dai suoi compagni di lavoro. «Non mollare, ti stiamo aspettando». «Forza Nicola!». «Avanti così!!!!». Tante le dediche che arrivano anche dalla gente comune, da quei napoletani che pur non avendolo mai conosciuto, vogliono a modo loro dire grazie a chi ha messo la propria vita in gioco per contrastare la violenza camorrista che opprime e ammorba l’aria di Napoli. Scrive Cosimo Demasi: «A tutti voi poliziotti permettetemi di dire che siete veramente quelli che meritate tanto con il vostro lavoro. Anche se non la conosco le faccio tanti auguri».No, Nicola non è solo. (…)

Accanto a questo esperto investigatore – uno dei tanti silenziosi fiori all’occhiello di una Questura in cui le luci di tanti uffici non si spengono mai, nemmeno di domenica e durante le feste comandate, in tantissimi gli hanno tributato l’affetto che merita e i riconoscimenti che, forse, avrebbe meritato a prescindere dall’eroismo del suo gesto. A cominciare dal capo della Squadra Mobile Fausto Lamparelli, che almeno un paio di volte al mese si reca in Emilia con i suoi uomini per abbracciare l’ispettore e incoraggiarlo. (…)

L’autore del folle gesto e il suo complice, intanto, aspettano il processo che comincerà in tribunale, a Napoli, il 12 maggio. Sul banco degli imputati compariranno due pregiudicati: il 28enne Raffaele Rende che materialmente esplose il colpo di pistola contro il poliziotto ed è accusato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e tentato omicidio; e il suo complice Roberto Gerard (che deve rispondere della sola tentata estorsione). I due delinquenti si erano presentati a riscuotere il «pizzo» in un negozio di giocattoli di Fuorigrotta, dove Barbato e il suo collega Giuseppe Tuccillo, in abiti borghesi, si fingevano commessi dell’esercizio commerciale. Entrambi hanno ricevuto la promozione per merito straordinario e la medaglia d’oro al valor civile. Ma per uomini come loro, veri servitori dello Stato, il dovere non si è mai pesato con le onorificenze. Perché, alla fine, il regalo più grande che ti possa essere dato quando sei in servizio, in una città come Napoli, è sopravvivere. E sopravvivere è come tornare a nascere.

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