Ministro Economia, Giorgetti: “Non finanzieremo la difesa togliendo risorse ad altre voci di spesa”
“Non abbiamo intenzione di finanziare la difesa togliendo le risorse ad altre voci di spesa, come quella sociale”. Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, intervenuto durante l’audizione in Senato sul Dpfp. “Non si può chiedere all’Italia, che sta rispettando, rispetto ad altri, tutte le regole, di aumentare le tasse o tagliare la sanità per finanziare le spese della difesa”, ha aggiunto Giorgetti.
Per la seconda metà dell’anno in corso, secondo il ministro, “le previsioni più aggiornate indicano una lieve accelerazione della crescita congiunturale del Pil. Tuttavia, tenendo conto dell’andamento delle variabili esogene internazionali condizionate dal nuovo contesto macroeconomico internazionale, la stima di crescita annuale è stata prudenzialmente rivista al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla precedente stima di aprile, attestandosi ora allo 0,5 per cento o meglio 0,6 per cento della media dei dati trimestrali”, ha spiegato.
La spesa per interessi “salirà gradualmente raggiungendo il 4,3 per cento del Pil nel 2028, ma la revisione è meno onerosa rispetto a quanto atteso ad aprile grazie al miglioramento del rischio Paese, che riflette il riconoscimento da parte degli operatori di mercato e delle agenzie di rating della prudente politica di bilancio che è stata portata avanti negli ultimi anni nonché della stabilità di governo che caratterizza l’attuale legislatura”, ha continuato il ministro.
Giorgetti ha evidenziato che “la stabilità e la credibilità internazionale riconosciuta al nostro Paese derivano da una pianificazione sostenibile e prudente, particolarmente adeguata alla gestione di un elevato stock di debito in un contesto di prolungata incertezza”. Il governo “conferma la volontà di proseguire su questa linea di azione, ritenuta la sola in grado di garantire la flessibilità necessaria per perseguire gli obiettivi programmatici e affrontare eventuali esigenze impreviste che potrebbero emergere nel prossimo futuro”, ha spiegato.
Parlando della manovra, il ministro ribadisce il tener “conto del disallineamento previsto nel 2026 per l’indicatore di spesa netta”, ma “alla luce della necessità di finanziare alcuni interventi una tantum, la manovra netta che il governo presenterà nelle prossime settimane è sostanzialmente neutrale sul deficit del 2026 e moderatamente espansiva nel biennio successivo per circa 3 decimi di Pil nel periodo 2027 e 2028”. In particolare, “il lieve peggioramento del deficit del 2026 potrà essere utilizzato coerentemente con il quadro di governance europea solo per spese una tantum”, ha aggiunto. Per tali ragioni “sarà previsto uno specifico fondo per fronteggiare gli effetti finanziari derivanti dalle sentenze dei plessi giurisdizionali nazionali ed europei nelle quali lo Stato potrebbe o è il risultato sul combente”, ha aggiunto. L’aggiornamento delle previsioni della legislazione vigente “mostra un lieve disallineamento tra le previsioni dell’indicatore di spesa netta per il 2026 e l’obiettivo, cioè 1,7 rispetto a 1,6. Di contro, le previsioni tendenziali risultano inferiori al limite del piano. La compresenza di due indicatori di riferimento per gli equilibri di finanza pubblica ha influenzato la fisionomia della prossima manovra”, ha concluso.
Infine “si fa presente che i minori oneri previsti per gli interessi passivi non contribuiscono a ridurre il tasso di crescita dell’aggregato di spesa netta e, dunque, non liberano spazi di bilancio utilizzabili in manovra, ma migliorando l’andamento del deficit, favoriscono l’uscita dalla procedura di disavanzo eccessivi e rallentano l’accumulazione del debito stesso”, ha concluso Giorgetti.