Avvocato Militare

Militari Riservisti in Guerra contro l’Esercito: La Battaglia Legale al TAR Contro il Licenziamento

In Italia, un gruppo di riservisti militari si trova di fronte a una realtà incerta e difficile. Dopo anni di servizio dedicato al Paese,  sono ora costretti a lasciare l’Esercito e a intraprendere battaglie legali per i loro diritti. Circa 10 di loro si sono rivolti al Tribunale amministrativo regionale (Tar), rappresentando un microcosmo di un problema più ampio che riguarda circa mille riservisti in tutta Italia.

Il Contesto

Questi militari hanno prestato servizio in missioni significative, sia a livello internazionale con l’Onu che in patria con iniziative come “Strade Sicure”, ma sempre sotto contratti a tempo determinato. Con l’arrivo del 30 dicembre 2023 e il raggiungimento del limite di età di 45 anni, si sono trovati a dover affrontare un’improvvisa instabilità lavorativa. Ora sono pronti a combattere una “guerra” diversa, fatta di carte bollate, avvocati e tribunali.

Le Richieste dei Riservisti

I riservisti hanno presentato un ricorso al Tar, con un’udienza fissata per il 17 gennaio 2024 a Roma. Essi chiedono il riconoscimento dello status di impiego pubblico equivalente a quello dei graduati in servizio permanente effettivo nell’Esercito Italiano. Questo include la richiesta di assunzione presso l’Amministrazione della Difesa come lavoratori a tempo indeterminato e l’immissione nei ruoli dei graduati di truppa in servizio permanente effettivo. Inoltre, richiedono il pagamento delle differenze retributive, una rivalutazione monetaria e scatti economici di anzianità, così come i diritti di natura assistenziale e previdenziale.

La Situazione Attuale

Tutti i ricorrenti sono appartenenti alla “riserva di completamento” delle FF.AA. e, nello specifico, “dell’Esercito Italiano trattandosi di militari attualmente in servizio precario presso l’A.D. L’istituto della “riserva di completamento” previsto dal Codice dell’ordinamento militare ( C.O.M. o d.lgs. n. 66/2010) consente all’Amministrazione della Difesa di richiamare in servizio quei militari che abbiano già svolto, come nel caso in oggetto, il servizio quali militari in ferma prefissata ( VFP1 poi raffermatisi o VFP4)”. I militari interessati, infatti, alla fine della ferma possono esprimere una loro «disponibilità al richiamo in servizio come volontari nelle forze di completamento. Per prassi dell’A.D. i richiami in servizio si sostanziano in periodi limitati a cinque/ sei mesi con possibilità di proroga nel tempo ( senza soluzione di continuità) attraverso ulteriori proposte di richiamo».

La Prospettiva Legale

La situazione attuale è descritta come un possibile abuso di diritto da parte del Ministero della Difesa, che avrebbe utilizzato uno strumento legale al di fuori dei suoi confini previsti. La speranza è che il Tar possa riconoscere e sanzionare questo comportamento, ponendo fine a una situazione di discriminazione evidente.

La vicenda di questi riservisti non è solo una questione di diritti lavorativi, ma anche di dignità e riconoscimento del valore del servizio prestato. Essi, avendo costruito famiglie e assunto impegni economici sulla base di un lavoro che credevano stabile, ora si trovano in una situazione di incertezza e vulnerabilità. La loro lotta mette in luce non solo le difficoltà che i riservisti militari affrontano, ma anche le sfide più ampie legate alla gestione del personale nelle forze armate e all’equità nel trattamento dei lavoratori a contratto.

Impatto Sociale

Il caso dei riservisti militari italiani ha un profondo impatto sociale. Questi uomini e donne hanno dedicato anni della loro vita al servizio del Paese, aspettandosi in cambio sicurezza e stabilità per sé e le loro famiglie. L’impatto emotivo e finanziario di questa situazione di incertezza è significativo, alimentando il dibattito sulla necessità di riforme nelle politiche di impiego militare.

Le storie individuali di questi riservisti sono emblematiche. Molti hanno iniziato la loro carriera militare con entusiasmo e dedizione, vedendo nel servizio una carriera a lungo termine. Con il passare degli anni, tuttavia, hanno dovuto affrontare la realtà di contratti precari e la mancanza di prospettive future chiare.

Reazione dell’Esercito e del Governo

Finora, l’Esercito Italiano e il Governo non hanno fornito una risposta definitiva alle richieste dei riservisti. La situazione rimane in bilico, con la speranza che l’udienza al Tar possa offrire una soluzione giusta e ragionevole. Questo caso potrebbe anche stimolare una riflessione più ampia sulle politiche di impiego nelle forze armate e sul trattamento dei militari a contratto.

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