Militare si ubriaca prima dell’esercitazione, condannato. “Incapace di svolgere il suo lavoro”
Ubriaco alla vigilia di un’esercitazione, caporal maggiore dell’Esercito condannato in via definitiva per ubriachezza in servizio. Lo ha scoperto la sera del 23 novembre 2016 un commilitone, che lo ha trovato talmente ubriaco da essersi fatto i bisogni addosso.
Essendo reperibile, avrebbe potuto essere richiamato in qualunque momento e il suo compito era la condizione di automezzi. Adesso la cassazione ha rigettato il ricorso contro la sentenza con cui la corte d’appello militare aveva ridotto da tre mesi a un mese e 15 giorni la condanna di primo grado.
Il militare, quella sera, si era allontanato dalla caserma assieme al commilitone che poi lo ha soccorso, recandosi in un locale del capoluogo. Al momento di rientrare, il collega lo trovò riverso a terra, completamente ubriaco, con i pantaloni sporchi dei suoi bisogni. Il giorno dopo c’era l’esercitazione “Muflone”.
Portato in ospedale, dove gli fu trovato un tasso alcolico pari a 1.3 grammi/litro, disse di essere stato vittima di un’aggressione a scopo di rapina. Ma il suo portafogli fu ritrovato vicino a dove si era accasciato a terra. E secondo i medici addosso non aveva lesioni compatibili con una colluttazione.
Il giorno successivo il militare, che era di reperibilità, avrebbe dovuto partecipare a una esercitazione, quale componente dell’organico che doveva garantire le comunicazioni tra i reparti speciali sul terreno. A causa dei postumi della sonora sbornia, non sarebbe stato in grado.
I giudici nella motivazione hanno sottolineato la “pericolosità” della condotta del militare considerato “il grado alcolemico elevato riscontrato nel ricorrente, la sua assoluta incapacità di svolgere il suo lavoro e la pericolosità di una simile situazione per chi aveva il precipuo compito di essere impiegato nella conduzione di automezzi e poteva essere richiamato in servizio in qualsiasi momento, data la situazione di pronta reperibilità cui era sottoposto”.