“Mikonos Magika”, la nave per le forze di polizia del G7 che fece acqua da tutte le parti: tre indagati a Brindisi
La nave del vertice mondiale trasformata in caso giudiziario
BRINDISI – Doveva essere l’hotel galleggiante per 2.570 operatori delle forze di polizia impegnati nella sicurezza del G7 in Puglia, a giugno 2024. Invece, la “Mikonos Magika” – ribattezzata poi “Goddess of the Night” – si è rivelata una carretta del mare, scatenando un caso imbarazzante che oggi approda nelle aule di giustizia.
La Procura di Brindisi ha chiuso le indagini preliminari e notificato tre avvisi di conclusione: nel mirino finiscono il direttore e rappresentante legale della società armatrice “Mykonos Magica Inc.”, la proprietaria della società e il procuratore speciale.
L’accusa: frode nelle pubbliche forniture
Per i tre indagati l’ipotesi è pesante: frode nelle pubbliche forniture, ovvero il mancato rispetto del contratto stipulato con il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nonostante rassicurazioni ufficiali e scambi di mail che garantivano la piena idoneità dell’imbarcazione, la nave arrivò a Brindisi in condizioni indegne: non solo non rispettava i requisiti previsti dal contratto, ma presentava gravi carenze in termini di igiene, abitabilità e sicurezza.
Dal sogno di lusso al disastro organizzativo
Le immagini e i video diffusi dagli stessi poliziotti e carabinieri assegnati a bordo raccontavano più di mille parole: cabine sporche e invivibili, servizi igienici fatiscenti, strutture malfunzionanti.
Il risultato? Un sequestro probatorio immediato della nave e l’intervento d’urgenza del Ministero dell’Interno, costretto a svuotare l’imbarcazione e a trovare alloggio alternativo per migliaia di uomini delle forze dell’ordine in hotel e strutture ricettive del territorio.
Un anno dopo, la giustizia bussa alla porta
A distanza di poco più di un anno dal G7, l’inchiesta arriva a un punto di svolta. La Procura, supportata dal lavoro della Squadra Mobile di Brindisi e dello SCO (Servizio Centrale Operativo), ha formalizzato gli esiti delle indagini.
Ora la parola passa alla difesa degli indagati, che potranno presentare memorie o chiedere di essere sentiti. Ma il caso “Mikonos Magika” resta già una macchia clamorosa su un evento internazionale che avrebbe dovuto mostrare al mondo l’efficienza organizzativa italiana.