Migranti in Albania: La nave Libra salpa con i primi 400. I costi dell’operazione
I lavori per l’allestimento dei centri per migranti in Albania, progettati dall’Italia, sono giunti a termine con cinque mesi di ritardo rispetto alla data inizialmente prevista del 20 maggio. Questi centri, frutto di un accordo tra i governi italiano e albanese, sono destinati ad accogliere migliaia di richiedenti asilo mensili, soccorsi in acque internazionali e trasferiti in Albania dalle autorità italiane per l’esame delle loro domande di asilo.
Strutture e localizzazione
Il progetto comprende tre strutture principali. A Shengjin, città costiera a nord di Tirana, è stato allestito un hotspot per lo sbarco e l’identificazione dei migranti. A Gjader, nell’entroterra, sono stati costruiti un centro di prima accoglienza da 880 posti e un Centro di permanenza e rimpatrio (CPR) da 144 posti. È stato inoltre predisposto un carcere con una capacità massima di 20 detenuti.
Gestione e infrastrutture
Le strutture, costruite e gestite interamente dalle autorità italiane, hanno richiesto significativi interventi infrastrutturali, inclusi nuovi sistemi idrici, elettrici e fognari, oltre a misure di sicurezza come muri di cinta e videosorveglianza. Nonostante il completamento dei lavori, secondo il sindacato della polizia penitenziaria Uilpa, mancherebbero ancora alcuni collegamenti essenziali come elettricità, acqua e telefono.
Costi e finanziamento
Il governo italiano ha stanziato 65 milioni di euro per la costruzione delle strutture, con costi di gestione annuali stimati intorno ai 120 milioni di euro a partire dal 2025.
Protocollo operativo
Il protocollo prevede che i migranti soccorsi in acque internazionali dalle autorità italiane vengano trasferiti su una nave della Marina Militare italiana al largo di Lampedusa. Da qui, mentre donne, bambini, famiglie e persone vulnerabili verranno accolti in Italia, gli uomini adulti saranno trasferiti direttamente in Albania. Le operazioni saranno supervisionate dall’UNHCR.
Criteri di selezione e procedure
Saranno trasferiti in Albania solo migranti provenienti da paesi considerati “sicuri” dall’Italia. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’UE ha messo in discussione l’applicazione italiana di questa normativa, sollevando dubbi sulla classificazione di sicurezza di molti paesi di provenienza.
Avvio delle operazioni e prime procedure
La nave Libra della Marina Militare è partita da Lampedusa verso l’Albania, trasportando il primo gruppo di migranti destinati ai centri recentemente operativi di Schengjin e Gjiader. I migranti, soccorsi in mare, sono stati sottoposti a uno screening preliminare per verificare la conformità ai requisiti stabiliti: provenienza da paesi sicuri, genere maschile e assenza di vulnerabilità. Secondo il protocollo firmato tra Italia e Albania, le domande d’asilo saranno esaminate entro quattro settimane dalla commissione della prefettura di Roma, con colloqui in videoconferenza. In caso di esito positivo, i richiedenti saranno trasferiti in centri d’accoglienza italiani; altrimenti, verranno rimpatriati. Questa procedura rappresenta un’accelerazione significativa rispetto ai processi precedenti.
Domande di asilo e rimpatri
Le domande di asilo saranno esaminate dalle autorità italiane secondo una procedura accelerata di massimo 28 giorni. In caso di rifiuto, i migranti dovrebbero essere rimpatriati, ma restano incertezze sulle modalità operative di questo processo.
Criticità e dubbi
Emergono diverse perplessità sull’efficienza del sistema, in particolare riguardo alla capacità di esaminare tutte le domande nei tempi previsti, specialmente durante i periodi di intenso flusso migratorio estivo. Inoltre, l’efficacia del meccanismo dei rimpatri resta un punto critico del progetto.
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