Editoriale

“Mi ha ferito, ma andrei in cella al suo posto”: Latorre tende la mano alla giornalista che lo attaccò

CRONACA DI UN’IRONIA DEL DESTINO: DAI TWEET CONTRO I MARÒ AL CARCERE IN IRAN

La vicenda dell’arresto di Cecilia Sala in Iran ha riportato alla luce una singolare inversione di ruoli. La giornalista, che nel 2013 criticava aspramente l’impegno diplomatico italiano per i marò, si trova oggi nella stessa condizione di chi aveva giudicato.

Nel 2013, Sala scriveva sui social che “salvare due persone, giocandosi la propria affidabilità, significa metterne in pericolo molte in più”, riferendosi al caso dei fucilieri di Marina detenuti in India. Oggi, dal 19 dicembre, è lei stessa a trovarsi in un carcere iraniano, senza capi d’accusa formali.

LA VOCE ROTTA DI LATORRE: “MI HA RIPORTATO INDIETRO NEL TEMPO”

“L’arresto di Cecilia mi ha riportato indietro nel tempo,” confida Latorre con voce commossa. “È profondamente ingiusto che una persona venga imprigionata mentre sta solo facendo il proprio lavoro. La privazione della libertà ti lascia un senso di impotenza devastante. Da militare e da uomo mi spiace leggere quelle parole. Sputare sentenze non è mai corretto perché si dovrebbe sempre verificare ciò di cui si parla e, nel nostro caso, Cecilia ha sbagliato. Mi auguro che quando sarà tornata – e sono certo che con questo governo la sua storia si risolverà bene – potremo sentirci. E non per delle scuse, che lasciano il tempo che trovano, ma per confrontarci su questa esperienza che ci unisce. “

“NESSUN RANCORE PER I VECCHI POST”: LA LEZIONE DI UMANITÀ DEL MARÒ

La risposta di Massimiliano Latorre, uno dei marò coinvolti, sorprende per la sua magnanimità: “Non porto rancore né odio”, afferma nell’intervista al Giornale. “Forse erano pregiudizi dovuti alla giovane età o a posizioni politiche. Il tempo aiuta a crescere e riconoscere i propri errori.”

L’ARRESTO DI CECILIA

La giornalista, che si trovava in Iran con un visto di lavoro di 8 giorni, è stata arrestata nel suo albergo in circostanze non chiare. Ha potuto effettuare solo un paio di chiamate ai familiari e ricevere una visita consolare. Non si esclude che il suo arresto possa essere collegato al caso di Mohammad Abedini-Najafabadi, iraniano fermato a Malpensa su mandato USA.

“PRENDEREI IL SUO POSTO IN CELLA”

Il messaggio di La Torre per la giornalista è carico di solidarietà: “Le direi di aggrapparsi alla forza dell’innocenza e di non abbassare mai la testa. In queste situazioni non esistono colori politici, ma solo italiani uniti contro un’ingiustizia.”

Latorre, superando le critiche ricevute in passato, esprime oggi piena solidarietà: “Se potessi, prenderei il suo posto in cella. Le auguro di poter trascorrere il nuovo anno in Italia, o almeno di vedere presto la luce in fondo al tunnel.”

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