MARESCIALLO DEI CARABINIERI STALKER DELLA COLLEGA IN CASERMA
(di Fulvio Fiano) – In due mesi, a cavallo dell’estate 2016, l’ha contattata 555 volte con e-mail, sms, messaggi in chat, chiamate da utenze diverse a tutte le ore. Più un ossessione che una assione.Sicuramente non un corteggiamento, dato il contenuto delle sue frasi.
Sarebbe una storia di stalking come tante altre se non per il fatto che vittima e persecutore sono due carabinieri della caserma di Monteverde. Maresciallo lei, maresciallo capo lui: Mario Braidi, in questi giorni a processo. Altri carabinieri, quelli della quarta sezione del Nucleo investigativo, specializzati in reati di questo tipo, hanno raccolto le prove portate in aula dal procuratore aggiunto Maria Monteleone in prima persona. Braidi avrebbe sfruttato il suo ruolo sia per mettere pressione alla collega («Maresciallo, chiamami… È un ordine», le ha scritto una volta via sms) sia per accedere allo Sdi, l’archivio automatizzato sulle indagini in corso «per acquisire notizie e informazioni riservate — si legge nella richiesta di processo — con l’aggravante del fatto commesso da pubblico ufficiale e con abuso dei poteri e in violazione dei doveri inerenti alla sua funzione».
Lo scopo, secondo l’accusa, sarebbe stato quello di ricattare la donna «paventandole l’ipotesi che fossero in corso indagini a suo carico». Questo itenore dei suoi messaggi: «Amor proprio…protezione totale per evitare figure non brillanti… visto che sei seguita da personale nostro… speriamo che capisci ora». Nulla di vero in realtà, ma quando Braidi, come ricostruito davanti alla Corte dal capitano Tiziano Testarmata, trova un contatto della collega con un uomo sospetto,per 15 volte cerca nello Sdi informazioni a suo carico: «Non sei assistente sociale o crocerossina… diventi pure ricattabile… hai una zavorra nella lista di amici» L’uomo aveva in realtà solo affittato una casa vacanze in Sicilia alla donna ed a una amica. Pressioni così insistenti che la vittima prima ha rinunciato a frequentare la mensa dell’Arma a Trastevere per non incontrare il superiore («Devo girare e aspettare che esci»), poi — dopo la denuncia/querela presentata con l’avvocato Donatella Amicucci — è stata spostata, a sua tutela, in un’altra caserma. Braidi, 45 anni, assisto dagli avvocati Genchi-Cappelli, sarà ascoltato nella prossima udienza: è sicuro di poter spiegare tutto. (Roma.Corriere.it)