Maresciallo condannato, dovrà risarcire l’Arma di oltre 49mila euro
La Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia ha condannato un maresciallo dell’Arma all’epoca dei fatti appartenente alla Compagnia dei carabinieri di Monfalcone, a pagare 49.520 euro in favore del ministero della Difesa, quale “danno indiretto” all’amministrazione dell’Arma.
E’ quanto riporta un articolo del quotidiano “il Piccolo”. Un importo mitigato rispetto alla richiesta originaria avanzata dal Ministero della Difesa di euro 61.900 poiché, secondo la Corte dei Conti il 20% dell’importo economico richiesto sarebbe riconducibile a quanti “avrebbero dovuto vigilare” sull’operato del militare.
Il tutto, in virtù della condanna penale passata in giudicato, nell’ambito del procedimento a carico dell’allora comandante del Nucleo operativo radiomobile in relazione ad alcuni metodi di indagine anti-droga “fuori norma”.
Il riferimento è a cinque operazioni di contrasto al commercio di sostanze stupefacenti collocate tra il 2007 e il 2009.
Sentenza diventata definitiva, pur a fronte di prescrizioni di reato e della diminuzione della pena, per la quale la Corte dei Conti non può quindi entrare nel merito.
La Cassazione nel marzo del 2018 aveva condannato il militare a tre anni e un mese, riducendo la pena stabilita dalla Corte di Appello per effetto di prescrizioni.
Il Comando Legione Carabinieri Friuli Venezia Giulia aveva inoltrato la segnalazione alla Procura regionale della Corte dei Conti in merito ad un “danno indiretto” procurato all’Arma. Al Maresciallo chiamato in giudizio dalla Procura erariale era stato richiesto un danno di immagine pari a 25mila euro, ossia 5 mila euro per ciascuna delle cinque operazioni anti-droga contestate nel procedimento penale con una richiesta complessiva di 86,900 euro.
La difesa del maresciallo aveva affermato di non aver mai tratto profitto personale dalle condotte contestate e di aver sempre improntato la propria attività al perseguimento dei fini istituzionali del Corpo di cui faceva parte.
La Corte dei Conti ha ridotto dunque dell’addebito a carico del maresciallo determinato in 49.520 euro, dichiarando altresì l’inammissibilità circa il risarcimento del danno di immagine.