Esteri

Mar Rosso, l’intelligence Usa: il contrabbando delle armi dell’Iran favorisce gli attacchi degli Houthi

Il contrabbando delle armi dell’Iran “favorisce” gli attacchi del gruppo yemenita Houthi. È quanto emerso in un rapporto pubblicato ieri, 10 luglio, dalla Defense Intelligence Agency (Dia, la principale agenzia militare di intelligence degli Stati Uniti per l’estero). Secondo le indagini compiute dall’agenzia, nell’attacco di dicembre 2023 contro la nave cisterna battente bandiera norvegese Strinda, in transito nel Mar Rosso e diretta in Italia, gli Houthi avevano utilizzato un missile da crociera antinave di fabbricazione iraniana. La Strinda stava effettuando un trasporto spot di circa 15 mila tonnellate di residui e scarti della lavorazione di oli vegetali, destinato alle bioraffinerie Eni. “La nave è stata colpita da un missile e ha preso fuoco. Fortunatamente nessun membro dell’equipaggio ha riportato ferite e sono riusciti a spegnere l’incendio. Il nostro obiettivo è stato, e rimane, la sicurezza e il benessere dei marittimi a bordo. Tutti i 22 membri dell’equipaggio sono cittadini indiani. La nave, che era in rotta verso l’Italia dalla Malesia con materie prime per biocarburanti, sta ora procedendo verso un porto sicuro”, aveva riferito in un comunicato stampa la compagnia di navigazione Mowinckels Rederi, proprietaria della nave. Nello specifico, la Strinda attraversava lo stretto di Bab el Mandeb, tra lo Yemen e l’Africa nordorientale, al momento dell’attacco. A seguito dell’estinzione dell’incendio, i detriti del missile lanciato dagli Houthi trovati a bordo della Strinda sono stati analizzati dalle forze armate statunitensi. La Dia ha confrontato i pezzi del motore del missile trovato a bordo con il missile balistico da crociera iraniano Noor, riscontrando delle analogie.

Dallo scoppio della guerra civile in Yemen nel 2015, la Forza Qods, il ramo dei Guardiani della rivoluzione islamica dell’Iran (pasdaran) responsabile delle operazioni all’estero, “ha contrabbandato armi e componenti di armi agli Houthi, il che ha permesso l’avanzamento delle capacità militari degli Houthi. Al 30 aprile 2024, gli Houthi hanno utilizzato missili balistici e da crociera forniti dall’Iran per condurre almeno 100 attacchi contro obiettivi terrestri in Israele, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Yemen, e almeno 56 attacchi contro navi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Tra il 2015 e il 2024, gli Stati Uniti e i loro partner hanno intercettato almeno 20 navi da contrabbando iraniane, sequestrando componenti di missili balistici, da crociera e Sam, Atgm, Uav e migliaia di fucili d’assalto, componenti di razzi e altre armi illecite destinate agli Houthi”, si legge nel rapporto dell’intelligence statunitense. In passato, l’Iran ha ripetutamente negato di armare gli Houthi. Tuttavia, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno sequestrato diversi carichi di armi destinati ai ribelli nelle acque del Medio Oriente.

Dalla metà di novembre scorso, gli Houthi hanno sferrato una serie di attacchi contro le navi commerciali e militari in transito nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, a loro dire dirette o collegate in qualche modo a Israele. Gli Houthi hanno lanciato queste operazioni “in solidarietà con il popolo di Gaza” e hanno ripetutamente dichiarato che gli attacchi non finiranno fino a quando lo Stato ebraico non cesserà le operazioni militari contro la Striscia. I continui attacchi del gruppo yemenita hanno spinto il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, a lanciare a dicembre scorso l’operazione multinazionale “Prosperity Guardian” finalizzata a proteggere la navigazione nel Mar Rosso. Inoltre, le forze statunitensi e britanniche hanno condotto significativi attacchi contro le postazioni degli Houthi in Yemen, con l’obiettivo di ridurre la capacità dei miliziani di attaccare le navi commerciali.

Gli Houthi sono un gruppo armato appartenente a una corrente dell’islam sciita, lo zaydismo, diffuso nello Yemen, e il loro nome deriva dal fondatore, Hussein al Houthi, ucciso nel 2004, il quale rivendicava una discendenza diretta dal lignaggio del profeta Maometto. Formalmente noto come Ansar Allah, il gruppo – etnicamente arabo – è stato formato alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000 per combattere quella che vedevano come corruzione dell’allora presidente, Ali Abdullah Saleh. L’ex rais yemenita, sostenuto dall’esercito dell’Arabia Saudita – patria dell’islam sunnita che ospita due dei principali luoghi sacri religiosi, La Mecca e Medina – aveva cercato di eliminare (senza riuscirci) nel 2003 i ribelli Houthi, che hanno poi attuato un colpo di Stato e ingaggiato una guerra civile a partire dal 2014 con il governo yemenita riconosciuto dall’Onu (nel frattempo trasferitosi ad Aden, nel sud).

Per loro stessa ammissione, gli Houthi hanno riferito di far parte del cosiddetto “Asse della resistenza islamica” e di ispirarsi a Hezbollah libanese, che, secondo gli analisti, fornisce loro competenze militari. Parallelamente, l’Arabia Saudita ha accusato l’Iran di aver fornito missili da crociera e droni utilizzati dagli Houthi per colpire siti petroliferi sauditi già dal 2019. La roccaforte degli Houthi è il governatorato montuoso di S’ada, al confine con l’Arabia Saudita. I ribelli yemeniti controllano la capitale settentrionale Sana’a e l’affaccio sul Mar Rosso di Hodeida, porta d’accesso da e per il transito attraverso il Canale di Suez. In seguito allo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas il 7 ottobre 2023, gli Houthi hanno espresso solidarietà al movimento palestinese, attaccando le navi in transito principalmente nel Mar Rosso, da dove transita circa il 15 per cento del traffico mondiale. L’instabilità creata dagli Houthi ha portato i principali colossi delle compagnie di navigazione ad abbandonare la rotta e preferire il transito dal Capo di Buona Speranza, con conseguente aumento di tempi e costi.

La guerra civile scoppiata in Yemen nel 2015 è di fatto “congelata” da una serie di tregue temporaneamente rinnovate di volta in volta dal 2022. A seguito dell’occupazione del nord del paese, compresa la capitale Sana’a da parte degli Houthi, il governo yemenita riconosciuto dall’Onu con sede provvisoria ad Aden ha chiesto l’intervento dei paesi del Golfo, in particolare Arabia Saudita ed Emirati, che nell’aprile del 2015 hanno formato una coalizione militare per sostenere le forze governative nel conflitto. La guerra ha generato una delle peggiori crisi umanitarie al mondo, diventando negli ultimi anni una guerra per procura regionale. Più di 377 mila persone sono state uccise in modo diretto e indiretto, inclusi oltre 15 mila civili, secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite.

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