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Poteva aiutare i marò, ma chi di
dovere ha preferito non servirsi delle sue conoscenze. L’ammiraglio di Squadra Rinaldo
Veri, infatti, è di origine indiana e avrebbe voluto dare una mano al governo e
alla Marina nelle trattative con l’India per riportare a casa i due fucilieri
di marina.
Ma non gli è stato possibile.
Vieri era al comando del Centro
Alti Studi per la Difesa, e nel discorso con cui si è congedato dalle Forze
Armate ha tenuto a precisare questo “rammarico”, che sembra
piuttosto un’accusa contro chi ha gestito la vicenda marò. “Non posso
congedarmi senza un pensiero dedicato ai nostri due marò Girone e Latorre –
dice l’ammiraglio – è in una duplice veste, quella di marinaio ma anche di chi
possiede origini indiane, che mi vedono soffrire per questa angosciosa
situazione”.
Una vicenda cui l’ammiraglio avrebbe voluto dare il proprio
contributo: “Un mio rimpianto – aggiunge Veri – risiede proprio nel non
aver potuto contribuire alla causa, mettendo a frutto queste mie origini, pur
possedendo il vantaggio incofutabile di conoscere la realtà sociale, culturale
e relazionale con la gente e le istituzioni di quel Paese”.
L’ammiraglio sembra proprio
essersi tolto un grosso sasso dalla scarpa, davanti al sottosegretario alla
difesa Domenico Rossi e al Capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio
Graziano: avrebbe potuto aiutare i marò, ma non glielo hanno permesso.
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