L’allarme di Crosetto: “Siamo impreparati a un attacco”
Dopo il raid aereo condotto da Israele in Siria contro obiettivi iraniani, che ha rappresentato la risposta all’attacco con droni su Tel Aviv rivendicato dall’Iran, il ministro della Difesa Guido Crosetto ritiene che la reazione israeliana sia stata “accettabile” e che ci siano margini per chiudere la crisi.
“La controffensiva di Tel Aviv era una cosa aspettata. La cosa importante era vedere l’intensità della risposta. Tutto sommato è stata una risposta non eccessiva. Una risposta che potrebbe in qualche modo chiudere la questione che si era aperta con la bomba in Siria”, ha dichiarato Crosetto a Radio Uno.
Secondo il ministro, anche le dichiarazioni successive all’attacco lasciano intravedere uno spiraglio per un ridimensionamento della crisi: “Anche le dichiarazioni successive ci danno la speranza che si possa chiudere qui questo fronte”, ha affermato.
Sul possibile impatto della crisi sulla Striscia di Gaza, Crosetto ha voluto tenere distinte le due questioni: “Sono due capitoli distinti. Penso che la determinazione israeliana sia quella di andare avanti e non ci sia un cambio di strategia. L’idea di estirpare Hamas e rendere più sicura la Striscia di Gaza continua a essere prioritaria per il governo israeliano”.
Quanto alla possibilità dell’Occidente di reagire ad attacchi come quello iraniano, il ministro è stato categorico: “Se un paese europeo subisse un attacco come quello sferrato dall’Iran contro Israele, non sarebbe in grado di difendersi. Tra due o tre anni potremmo esserlo. Israele stessa ha avuto bisogno dell’aiuto di americani, inglesi, francesi e giordani”.
Crosetto ha ricordato come la varietà di attacchi renda sempre più complessa la risposta: “Un drone parte e ci mette sei ore per arrivare all’obiettivo, un missile da crociera parte e ci mette due ore, un missile balistico ci mette meno di dieci minuti. Se ti lanciano un missile ipersonico ci mette meno di un minuto”.
Il ministro ha infine criticato la scarsa preparazione dell’Occidente: “Tranne gli Stati Uniti, è arrivato totalmente impreparato perchè da 40 anni-50 anni pensava che non fosse più in uso la parola guerra, pensava che le forze armate dovessero essere smantellate, che le riserve di armamenti fossero inutili e quindi adesso raccogliamo i frutti di ciò che abbiamo seminato”.
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