La partita del Pacifico: come un arcipelago può decidere il dominio globale
Il professor Giancarlo Elia Valori esamina il ruolo strategico delle isole e delle basi navali nel Pacifico, evidenziando come il controllo degli arcipelaghi sia determinante per gli attuali equilibri di potere tra Stati Uniti e Cina. Un’analisi che intreccia storia navale e geopolitica contemporanea in una delle aree più cruciali per il futuro degli assetti globali.
di GIANCARLO ELIA VALORI
Honorable de l’Académie des Sciences de l’Institut de France
Honorary Professor at the Peking University
La formulazione e l’attuazione della strategia navale sono profondamente vincolate dalle caratteristiche geopolitiche dell’Oceano Pacifico; tali vincoli derivano dalla natura e non sono soggetti alla volontà soggettiva umana o allo sviluppo della scienza e della tecnologia. D’altro canto, le attività navali nell’Oceano Indiano sono sempre state correlate all’Oceano Pacifico. Pertanto, pur evidenziando appieno il tema dell’Oceano Pacifico, anche la situazione geopolitica dell’Oceano Indiano va rammentata.
L’Oceano Pacifico è lungo circa 19.800 chilometri da nord a sud e largo 15.500 chilometri da est a ovest, con una superficie di 179.550.000 chilometri quadrati. La profondità media è di 4.189 metri (escluse le zone marine), mentre la profondità massima si trova nella Fossa delle Marianne e raggiunge i 10.984±25 metri.
Il contorno generale dell’Oceano Pacifico è approssimativamente circolare. È delimitato dall’Oceano Indiano a 107 gradi di longitudine est (Perth, Australia) a sud-ovest e dall’Oceano Atlantico a 86 gradi di longitudine ovest a sud-est. È collegato all’Oceano Artico attraverso lo Stretto di Bering a nord, all’Oceano Atlantico attraverso il Canale di Panama, lo Stretto di Magellano e il Passaggio di Drake a est e all’Oceano Indiano attraverso lo Stretto di Malacca e lo Stretto della Sonda a ovest.
Le isole dell’Oceano Pacifico sono innumerevoli e ampiamente distribuite. La superficie complessiva di queste isole è di circa 4,4 milioni di chilometri quadrati, pari al 45% della superficie insulare totale del mondo. Tra queste, la sola Indonesia conta 13.667 isole di tutte le dimensioni, mentre le Filippine ne hanno 7.107. Al contrario, nell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Indiano le isole sono relativamente poche e più concentrate.
I principali gruppi di isole sono: Isole del Pacifico settentrionale, Isole giapponesi, Isole del Pacifico occidentale, Isole del Mar Cinese Meridionale, Arcipelago malese, Isole Filippine, Isole del Pacifico meridionale, Isole della Polinesia, della Melanesia e della Micronesia. Quasi tutte le isole più piccole si trovano tra i 30 gradi di latitudine nord e i 30 gradi di latitudine sud. Le isole continentali sono distribuite principalmente nell’Oceano Pacifico occidentale, come le isole giapponesi, l’isola di Kalimantan, l’isola della Nuova Guinea, ecc. L’Australia meridionale è allo stesso tempo l’isola più grande e il continente più piccolo del globo.
Nella regione del Pacifico ci sono più di 40 Paesi ed entità sovrane. I Paesi o le entità sovrane dell’Oceania sono spesso di piccole dimensioni e deboli in termini di forza, ma il loro valore geopolitico non può essere sottovalutato. Storicamente, sono stati famosi campi di battaglia in cui le potenze marittime si sono confrontate o hanno combattuto tra loro.
Esistono più di 30 stretti principali collegati all’Oceano Pacifico o al suo interno (tra cui il Canale di Panama), che possono essere suddivisi grossolanamente in due categorie: quelli che collegano gli oceani e quelli che collegano le regioni.
Battaglie navali che hanno avuto luogo nella regione del Pacifico, principalmente la Guerra del Pacifico nel corso del secondo conflitto mondiale. I principali combattenti erano le marine e le forze dell’aviazione navale giapponese e statunitense; i metodi di combattimento erano o navali con la partecipazione di forze di terra e aeree, o terrestri e aeree con la partecipazione della marina.
Ovviamente, gli eserciti statunitense e giapponese hanno la più vasta esperienza nella guerra navale nel Pacifico, mentre la marina cinese è chiaramente carente di esperienza. Per quanto riguarda gli scontri navali interstatali più rigorosi, la Repubblica Popolare della Cina ha avuto solo due battaglie navali su piccola scala in mare aperto con il Vietnam nel Mar Cinese Meridionale e non ha esperienza in operazioni di spedizione marittima su larga scala.
Le basi navali particolarmente importanti della Repubblica Popolare della Cina sono: Lushunkou, Qingdao-Dalian, Shanghai e Hainan. Invece quelle degli Stati Uniti e dei suoi alleati sono – Cerchio esterno: Alaska-Aleutine, Washington State Coastal Base Group, California Coastal Base Group, Guantánamo, Canale di Panama, Nuova Zelanda, Sydney-Melbourne, Perth, Stretto della Sonda, Diego Garcia, Malacca, Subic, Taiwan, Okinawa, Sasebo, Yokosuka, Busan-Maizuru – Cerchio interno: Isole Midway, Pearl Harbor, Tonga-Figi, Moresby, Darwin, Guam. Inoltre, la parte meridionale è l’area di missione del Southern Command dell’esercito statunitense, e non di certo uno spazio vuoto trascurato dalle forze armate statunitensi.
Con “geo-unità” si intende un’area specifica con geo-funzioni relativamente indipendenti. La sua struttura interna ha una connessione organica strategica; il suo problema fondamentale è la sua inscindibile integrità; il suo intrinseco pericolo nascosto è che può essere posseduta esclusivamente da un singolo Paese potente e non può essere condivisa con altri Paesi.
Ad esempio, il Golfo del Messico e il Mar dei Caraibi formano insieme un’unità geopolitica (che comprende Cuba) di proprietà esclusiva degli Stati Uniti d’America. Da una prospettiva geopolitica, la crisi missilistica cubana del 1962 significò che l’Unione Sovietica tentò di condividere questa unità con gli Stati Uniti d’America, il che portò quasi allo scoppio di una guerra nucleare. La situazione si calmò in seguito, dopo che i missili sovietici furono ritirati da Cuba e l’integrità dell’unità tornò alla Casa Bianca.
Come unità geopolitica strutturalmente completa, lo Stretto di Taiwan è di proprietà esclusiva della Repubblica Popolare della Cina e di Taiwan. Se l’unità viene fatta a pezzi, sarà inaccettabile per entrambe le parti dello stretto. Tuttavia, se una delle due parti volesse possedere autonomamente questa unità, dovrebbe stabilire una presenza militare affidabile dall’altra parte dello stretto, altrimenti potrebbe possedere solo metà dell’unità. Questo tipo di “mezza proprietà” significa che l’integrità dell’unità è stata divisa. A meno che l’integrità non venga ripristinata, il problema non può essere completamente risolto senza una guerra.
I piccoli regimi che partecipano alla costruzione di unità geopolitiche hanno difficoltà a beneficiare dell’assistenza di Paesi potenti provenienti da lontano. Durante la predetta crisi missilistica, Cuba non avrebbe dovuto contare sull’Unione Sovietica. Altrimenti, una volta scoppiato un conflitto tra Stati Uniti d’America e Unione Sovietica nei Caraibi, Cuba non avrebbe avuto altro futuro se non quello di recitare il ruolo di vittima con funerali a buon mercato, ossia affidarsi ad alleati deboli ed essere facilmente sconfitta da uno forte, e ciò vorrebbe che dire abbandonarsi a salvataggi a distanza e sottovalutare i nemici vicini, non porta alcun beneficio.
Per cui la connotazione di una linea strategica include: 1) una direzione generale piuttosto che una rotta specifica rigida; 2) la linea strategica non è una “linea del fronte” che spinge in avanti, o una “linea di difesa” dispiegata lungo la costa, ma una rotta che è approssimativamente perpendicolare alla linea del fronte o alla linea di difesa o ha un angolo significativo per indicare la direzione dell’attacco; 3) per la marina, la linea strategica può essere suddivisa in linea strategica di attacco e linea strategica di ritorno. Nella maggior parte dei casi, le due si sovrappongono approssimativamente. In altre parole, la flotta si muove avanti e indietro lungo la linea strategica.
Ora trattiamo le basi offshore.
Con queste s’intendono, invece, basi di livello strategico che sono geologicamente indistruttibili, hanno un’area sufficiente.
La loro connotazione include:
1) Indistruttibilità geologica. Entità geologiche che non vengono facilmente distrutte da esplosioni nucleari ad alta potenza. Le Hawaii hanno questo tipo di “indistruttibilità geologica”: sono così grandi che perfino un attacco nucleare di vasta portata avrebbe difficoltà ad affondarle. Mentre le isole Senkaku (cin. Diaoyu: attualmente sotto amministrazione giapponese, e sono reclamate sia dalla Repubblica Popolare Cinese sia da Taiwan) sono anch’esse un’entità geologica, ma piccole e fragili tali da essere completamente distrutte o affondate da un attacco nucleare di piccola potenza. In breve, il fascino fondamentale dell’“indistruttibilità geologica” è che non può essere annichilita.
2) Area sufficiente. Atta a costruire uno o più grandi porti o aeroporti militari, varie strutture ausiliarie o di supporto (basi missilistiche, riserve di materiali, campi di addestramento, strutture di manutenzione, strutture radar, strutture di monitoraggio, comunicazioni e navigazione, centri di comando di combattimento, caserme, comunità familiari, ospedali e scuole, ecc.); e l’economia e la produzione locali possono essere autosufficienti fino a un certo punto. E se la zona lo consente, si potrebbe costruire un cantiere navale di grandi dimensioni. Esempi di ciò si possono trovare a Guam e Okinawa.
3) Posizione corretta. A. Requisiti di traffico: la soluzione migliore è occupare una posizione hub per rotte civili marittime (trasporto merci e passeggeri), seguita da posizioni lungo, sui fianchi o nelle vicinanze di rotte civili marittime. B. Requisiti di deterrenza: la capacità di esercitare una pressione strategica sul nemico e, quando necessario, di condurre operazioni di risposta rapida su larga scala contro il territorio nemico. C. Requisiti di sistema: la capacità di formare una rete di basi che sia reciprocamente interdipendente ed efficacemente collegata alle proprie basi correlate.
4) Livello strategico. La posizione geografica è estremamente importante. Ne abbiamo il possesso a lungo termine o addirittura permanente, il che rende conveniente stazionare o assemblare forze armate su larga scala in tutti i servizi militari. Ha la capacità di lanciare guerre a livello strategico (ad esempio, capacità di combattimento di base) e ha una capacità di autodifesa sistematica e potente (ad esempio, capacità di autodifesa di base).
5) Oltremare. La sovranità risiede nelle enclave ultramarine. La forma migliore è un arcipelago, seguito da una zona costiera continentale (ad esempio, “ripristinando” la Repubblica di Lan Fang o, per ipotesi la RP della Cina s’annette il sultanato del Brunei); oppure un’isola sperduta nel mare.
[Nel corso del XVIII secolo, i sultani del Borneo occidentale fecero stanziare dei minatori Hakka, provenienti dalla Cina meridionale, per lavorare nelle locali miniere d’oro. In seguito i minatori, riuniti in un potente kongsi, si ribellarono e sotto la guida di Luo Fangbo fondarono nel 1777 la repubblica di Lanfang, di cui Luo Fangbo fu eletto primo presidente. La repubblica si pose sotto la protezione ed il vassallaggio alla Cina dei Qing. Oltre ad avere legami con la Cina, la repubblica si alleò con il Sultanato di Pontianak. Grazie all’ala protettiva del colosso cinese la repubblica prosperò e poté resistere alle infiltrazioni delle potenze coloniali europee, in specie dei Paesi Bassi].
6) Base congiunta. Non è una semplice base navale (solo per l’attracco della flotta), ma integra terra, mare, aria e spazio e altre forze militari nella stessa base, e stabilisce un corrispondente comando di combattimento congiunto.
Negli Stati Uniti d’America, tuttavia, la strategia navale dell’ amm. Alfred Thayer Mahan (1840-1914) gettò solide basi per la dottrina di base della Marina statunitense. In seguito, durante la guerra del Pacifico, i vari rami delle forze armate statunitensi utilizzarono innumerevoli basi oltremare nella regione del Pacifico. In altre parole, l’esercito statunitense non solo aveva una “flotta d’acciaio” mobile, ma anche una “flotta di basi” inaffondabile. Fino ad oggi la situazione non è cambiata sostanzialmente.
Una storia delle battaglie navali nel Pacifico, che iniziarono con Pearl Harbor, ci dice che gli scontri navali tra giapponesi e statunitensi ruotarono attorno alla competizione per le isole, e si conclusero con la grande battaglia di Okinawa (1º aprile-22 giugno 1945) che contrappose i l’Impero nipponico da solo (105.000~110.000 morti), contro Stati Uniti d’America, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Canada (76.000~84.000 morti). Di conseguenza un arcipelago naturale con immortalità geologica non può essere creato artificialmente.
In precedenza abbiamo affermato che le attività navali nell’Oceano Indiano sono spesso collegate a quello dell’Oceano Pacifico. Da quando l’avventuriero spagnolo Miguel Lopez de Legazpi (1511-72) iniziò la sua spedizione in Asia a metà del XVI secolo, la maggior parte delle rotte europee prevedeva di partire dall’Europa, oltrepassare il Capo di Buona Speranza, dirigersi verso nord-est, attraversare l’equatore e navigare attraverso l’Oceano Indiano fino alla Cina e all’Asia nord-orientale.
Le imprese di navigazione di Cristoforo Colombo (1451-1506), Fernão de Magalhães (1480-1521: Ferdinando Magellano), Legazpi e di James Cook (1728-79) diedero un contributo immortale all’espansione dei loro rispettivi imperi, cambiando così il corso della civiltà.
L’Oceano Indiano non era solo una delle mete delle potenze marittime europee del tempo, ma anche la loro principale tappa prima di dirigersi verso la loro destinazione finale più importante, la Cina. Per circa 500 anni, da Legazpi fino alla guerra del Pacifico, l’area contigua Oceano Indiano settentrionale-Oceano Pacifico occidentale fu spesso campo di battaglia per le grandi potenze.
Attualmente, la posizione migliore per una base navale nell’Oceano Indiano settentrionale sono le isole Maldive. Le loro posizione geografica e struttura geologica sono addirittura migliori di quelle di Diego Garcia. Tuttavia, poiché il riscaldamento globale provoca l’innalzamento del livello del mare, le Maldive, con un’altitudine media di 1,2 metri, rischiano di essere sommerse; a quel punto, Diego Garcia non potrà sfuggire alla stessa sorte.
In questo caso, la posizione della base, che possa evitare la sfortuna dell’innalzamento del livello del mare e dell’inabissamento della terraferma e ha un valore geopolitico alternativo, è l’insulare Repubblica Democratica Socialista dello Śrī Laṅkā. L’isola si estende su una superficie di 65.610 chilometri quadrati e ha una struttura geologica stabile. L’isola è circondata dal mare, dove il tradizionale porto navale strategico è Trincomalee, menzionato da Mahan nel suo Naval Strategy: Compared and Contrasted with the Principles and Practice of Military Operations on Land (Little Brown and Company, Boston 1911).
Sebbene Trincomalee sia attualmente scarsamente attrezzata, il suo valore geografico è infinito. Durante il dominio olandese, Trincomalee era il porto principale dello Śrī Laṅkā (allora Ceylon) e fu descritta sia da Claudio Tolomeo (ca. 100-ca 168) che da Marco Polo (1254-1324). Durante la seconda guerra mondiale, Trincomalee divenne il quartier generale di Lord Mountbatten (1900-79), comandante supremo alleato del Comando del sud-est asiatico.
Per quanto riguarda la “posizione centrale” menzionata nella Naval Strategy di Mahan, Trincomalee (quindi lo Śrī Laṅkā) si trova in una posizione centrale tra il Golfo di Aden e Malacca; e lo stesso vale per lo Śrī Laṅkā tra il Golfo Persico e Malacca.
Altro punto è la questione rifornimenti. Prendendo ad esempio le portaerei, e le armi pesanti trasportate da navi quali aerei militari, hovercraft (aeroscafi: veicoli sostentati da un cuscino d’aria e mossi da una o più eliche), mezzi da sbarco e carri armati anfibi, questi sono tutte tigri che hanno bisogno di petrolio. Una flotta che traina una grande squadra di navi-rifornimento è destinata a trovarsi nel dilemma di dover combattere e al contempo scortare la propria squadra, per cui la sua effettiva efficacia in combattimento è destinata a ridursi notevolmente. Durante la battaglia russo-giapponese di Tsushima del 27-28 maggio 1905, la flotta russa del Pacifico guidata dall’amm. Zinovij Petrovič Rožestvenskij (1848-1909) apprese una dolorosa lezione in merito. Quando le navi, comprese le portaerei, subiscono gravi danni in combattimento, trovare una base affidabile nelle vicinanze in cui ancorare è una scelta inevitabile per evitare l’affondamento e riparare e ripristinare la nave.
Tutto questo induce a pensare che una guerra nell’Oceano Pacifico può essere vinta solo da chi ha più isola, e di conseguenza più basi militari.
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