LA NUOVA FONDINA DEI CARABINIERI
Finalmente i carabinieri (o, almeno, una parte) abbandonano la fondina in cuoio di stile ottocentesco a favore di una polimerica di moderna concezione. E quanto riporta la redazione del quotidiano di informazione “Armi e Tiro“.
“I carabinieri sono famosi, a loro modo, anche per l’uniforme che ha mantenuto nel tempo un legame con il XIX secolo, soprattutto per quanto riguarda la tradizionale bandoliera bianca con “cassetta”. Anche le fondine per il personale sono sempre rimaste molto tradizionali, in cuoio con patta fermata da linguetta, utili senz’altro per mantenere l’arma al riparo dalle intemperie, ma scomode e lente da manipolare per una estrazione di emergenza e, d’altro canto, non così sicure nei confronti di un tentativo di sottrazione da parte di soggetti non autorizzati.
Un primo tentativo di ammodernamento delle dotazioni si è avuto con le fondine in dotazione ai carabinieri di quartiere, ma il vero salto di qualità è previsto per i militari del nucleo radiomobile, che riceveranno una fondina in polimero iniettato prodotta dalla Vega, con livello di ritenzione 3, di moderna generazione. La fondina, derivata dal modello Cama ma con soluzioni originali, è completamente polimerica, è fissata al passante per il cinturone mediante un supporto a cerniera rotante che consente, quindi, di ottenere il miglior comfort in determinate situazioni (per esempio alla guida). Presenta un primo punto di ritegno dell’arma in corrispondenza del ponticello del grilletto, che si attiva automaticamente non appena si inserisce l’arma nella fondina.
Un secondo punto di ritegno è costituito dal cappuccio superiore, che può essere lasciato aperto oppure chiuso a discrezione dell’operatore. La novità nella novità è che questo tipo di fondina potrebbe (il condizionale è d’obbligo, al momento) essere esteso nella distribuzione a tutto il personale delle stazioni, diventando così di dotazione pressoché generale. Per fare questo, però, è necessaria una revisione generale delle uniformi invernali, che pare però essere già allo studio. È anche possibile, d’altro canto, che la sperimentazione con il nucleo radiomobile possa portare a ulteriori modifiche e aggiornamenti di questo primo modello.”