La Guardia Costiera (ancora!) sotto attacco
“Ci risiamo. Nella notte tra mercoledì e giovedì, ignoti hanno danneggiato pesantemente il battello classe “Alfa” in uso all’Ufficio Circondariale Marittimo di Bosa, tranciando le camere d’aria e provocando danni per migliaia di euro.”
È quanto si legge in una nota del Sim Guardia Costiera.
“Perché? Perché i colleghi di Bosa “si sarebbero permessi” di compiere il proprio dovere! Già, perché a leggere alcuni articoli di stampa che hanno trattato l’argomento, si percepisce una sorta di messaggio subliminale, un non detto che punta il dito contro un’attività di controllo messa in atto dai militari in maniera troppo puntuale.
In questa paradossale situazione – evidenzia il Sim Guardia Costiera – in cui lo Stato, attraverso le sue donne e uomini, “fa troppo bene il suo dovere”, ci si trova a dover difendere il proprio operato da un’accusa che, in uno Stato di diritto, dovrebbe costituire esclusivamente motivo di ricompensa, soprattutto in territori in cui, come in molte realtà della Sardegna, il personale scarseggia da sempre.
L’episodio di Bosa, purtroppo, è solo l’ultimo in ordine di tempo che ha visti coinvolti, quali vittime, uomini e mezzi della Guardia Costiera: basti pensare alle aggressioni subite questa estate dai colleghi dei Comandi di Castellammare di Stabia e Termoli e, per chi volesse riavvolgere ulteriormente il nastro del tempo, al video della Motovedetta del Comando di Torre del Greco utilizzata da alcuni adolescenti come trampolino per effettuare acrobatici tuffi in porto.
Ricordiamo episodi simili accaduti a colleghi e/o mezzi di altri Corpi dello Stato con attribuzioni di polizia? Ricordiamo articoli di stampa in cui si esprime un giudizio (negativo) sull’attività di controllo posta in essere in maniera troppo incisiva da parte di altri Corpi dello Stato? Probabilmente no, come è giusto che sia, perché gli uomini dello Stato, nel rispetto delle leggi, compiono semplicemente il proprio dovere e, soprattutto, perché lo Stato non può aver paura delle ritorsioni.
Ma allora perché episodi del genere accadono puntualmente quando si tratta della Guardia Costiera? Forse è la natura “ibrida” del Corpo, sua forza e debolezza allo stesso tempo, a farci considerare sempre “diversi” da altri Corpi dello Stato: e ben venga essere diversi, specifici, peculiari, ma non per questo destinatari di minori diritti o rispetto.
Nell’esprimere piena solidarietà ai colleghi di Bosa – Conclude il Sim Guardia Costiera – auspichiamo che la tutela del personale della Guardia Costiera giunga finalmente all’attenzione della classe politica che, con un briciolo di buona volontà e nessun aggravio per i cittadini, potrebbe fare molto per un Corpo che fa moltissimo per il Paese: in fondo, gli basterebbe avere la curiosità di guardare appena oltre lo scenario a tinte fosche che l’alto papavero di turno, metà uomo e metà poltrona, dipinge ogni qualvolta viene avanzata una soluzione migliorativa per il Paese, solo per il timore di perdere la sua piccola nicchia di potere, conquistata con anni di dedizione e duro lavoro – certo – ma prestati al servilismo e alla falsa compiacenza.