LA FIGLIA DI SCHETTINO CONTRO IL COMANDANTE DE FALCO: ” LUI VITTIMA? CROCIFISSE MEDIATICAMENTE MIO PADRE”
“Ciò che mi indigna è che sia proprio De Falco a ritenersi vittima di una strumentalizzazione mediatica. Proprio lui che con la celebre telefonata del “Vada a bordo ca..o”, crocifisse mediaticamente mio padre”. A prendersela con Gregorio De Falco, il capitano candidato ora al Senato con il M5S, accusato nei giorni scorsi di comportamenti violenti nei confronti della moglie e della figlia da lui smentiti, è Rossella Schettino.
La figlia del comandante della Costa Concordia, naufragata vicino all’isola del Giglio il 13 gennaio 2012, aveva 15 anni quando l’audio del brusco scambio tra il capitano De Falco, in servizio alla capitaneria di porto di Livorno la notte della tragedia, e suo padre, venne reso pubblico, rimbalzando ovunque e facendo il giro del mondo.
In un lungo sfogo affidato a Facebook la figlia di Francesco Schettino, attacca il candidato dei Cinque Stelle che ha chiesto riservatezza riguardo alle sue vicende personali: “Sono giorni che leggo notizie riguardo Gregorio De Falco e un presunto episodio di violenza domestica. Ma al di là di quale sia la realtà dei fatti e la misura dell’episodio mi indigna sentire che lui e la moglie si lamentino di essere vittime di strumentalizzazione mediatica”, scrive sul suo profilo social Rossella.
“Lamentano inoltre che fatti famigliari e personali vengano riportati dai giornali, la signora De Falco dice ora che vuole siano tutelate le figlie”, continua la ragazza. “Quale tutela ebbi io che all’epoca avevo 15 anni? Quale rispetto e tutela ci fu nei miei confronti?”.
Riguardo alla strumentalizzazione mediatica, secondo la ragazza la più grande in Italia è stata proprio la sua telefonata: quella del “Vada a bordo ca…o”, accusa.
Secondo Rossella, in quella telefonata De Falco “dimostrò di non sapere neppure quale fosse la situazione in quel momento, ignorava completamente le informazioni e non era interessato a collaborare con chi era sul campo, come mio padre”.
“Si ostinava a dire “adesso comando io”, come se davvero avesse potuto farlo con il suo ruolo e da 140 km di distanza”, aggiunge.
Poi la conclusione: quello che la figlia di Schettino considera l’episodio più grave è proprio la divulgazione della telefonata, vissuta con particolare amarezza: “Doveva rimanere agli atti processuali come tutte le telefonate intercorse quella notte. Invece, stranamente, il file venne fatto pervenire alla stampa come se una lunga mano sapesse esattamente dove attingere”.