Esteri

Israele lancia un attacco di terra in Siria, truppe IDF a Beit Jinn

L’attacco: truppe israeliane oltreconfine

Nella giornata di lunedì 25 agosto, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dato il via a un’operazione di terra in Siria meridionale. Undici veicoli militari e oltre 60 soldati hanno attraversato la zona di Beit Jinn, località strategica situata alla periferia di Damasco, come riportato dalla televisione di Stato siriana. La regione si trova a poche miglia a est del confine israelo-siriano, un’area storicamente sensibile dal punto di vista militare.


Conferme da Tel Aviv

Il quotidiano israeliano Haaretz ha confermato, citando fonti interne alle IDF, che l’operazione è in corso e riguarda “obiettivi mirati nella Siria meridionale”. Nessun dettaglio ufficiale è stato fornito sulle finalità precise del raid, ma l’intervento sembra inserirsi in una più ampia strategia di contenimento di minacce percepite lungo il confine settentrionale di Israele.


La mossa diplomatica di Damasco

Parallelamente, la diplomazia sembra muoversi. Il presidente siriano Ahmed al-Sharaa, parlando questa mattina a un gruppo di giornalisti arabi, ha rivelato che il suo governo è impegnato in “colloqui avanzati” con Israele per un accordo di sicurezza, come riportato da Sky News Arabic.
Secondo l’emittente, l’intesa in discussione si baserebbe sulle linee dell’accordo di disimpegno del 1974, siglato dopo la guerra dello Yom Kippur, che stabilì una fascia smilitarizzata tra i due Paesi sotto controllo ONU.


Sharaa: “Non è tempo di pace, ma la Siria non chiuderà la porta”

Il presidente siriano ha però frenato su eventuali prospettive di normalizzazione:

Non è ancora il momento giusto per un accordo di pace con Israele”, ha dichiarato, precisando però che “la Siria non esiterà a concludere qualsiasi intesa che porti benefici al nostro Paese e alla regione”.

Una posizione che riflette il delicato equilibrio tra pressioni interne, interessi regionali e la nuova realtà sul campo.


Uno scenario in rapida evoluzione

L’operazione militare israeliana e l’annuncio di colloqui quasi simultanei disegnano un quadro complesso e in continua evoluzione: da un lato l’azione armata, dall’altro un tentativo di negoziato che potrebbe ridefinire gli equilibri in una delle aree più instabili del Medio Oriente.

 

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