Israele colpisce il Libano, Hezbollah risponde. Il Medio Oriente sull’orlo del baratro
In un drammatico sviluppo della situazione in Medio Oriente, l’esercito israeliano ha lanciato nella notte “attacchi preventivi” in territorio libanese, sostenendo di voler prevenire un’offensiva su larga scala da parte di Hezbollah. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Questa mattina all’alba abbiamo scoperto i preparativi di Hezbollah, che era pronto ad attaccare Israele. Abbiamo dato ordine all’esercito di agire subito per eliminare la minaccia”.
Le autorità israeliane hanno invitato la popolazione civile ad allontanarsi dalle zone in cui opera Hezbollah, segnalando un potenziale rischio di escalation del conflitto. Il ministro degli Esteri israeliano Gallant ha tuttavia cercato di stemperare le tensioni, affermando che “Israele non vuole una guerra totale”, pur dichiarando lo stato di emergenza per le prossime 48 ore.
In risposta, il Segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha rivelato che l’organizzazione ha lanciato “più di 300 razzi Katyusha” verso Israele, con l’obiettivo principale di sovraccaricare il sistema di difesa Iron Dome. Nasrallah ha inoltre sottolineato che “per la prima volta sono stati lanciati razzi dalla Valle della Bekaa”, indicando un’espansione geografica delle operazioni di Hezbollah.
La situazione rischia di complicarsi ulteriormente, con fonti della sicurezza che riferiscono alla BBC la possibilità di attacchi contro Israele da un altro Paese, presumibilmente lo Yemen, nei prossimi giorni.
Nel frattempo, i negoziati per un cessate il fuoco a Gaza sembrano essere in una fase di stallo. Un alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan, ha dichiarato al canale Al-Aqsa che Israele avrebbe posto nuove condizioni per l’accordo, facendo marcia indietro su quanto precedentemente concordato. “Non accetteremo ritiri da quanto concordato il 2 luglio o nuove richieste”, ha affermato Hamdan.
La situazione resta estremamente fluida e tesa, con il rischio di un’ulteriore escalation che potrebbe coinvolgere più attori regionali. La comunità internazionale osserva con preoccupazione, mentre si intensificano gli sforzi diplomatici per evitare un allargamento del conflitto.
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