Israele bombarda l’Iran: colpiti i principali siti nucleari e le abitazioni dei vertici militari
Israele ha lanciato nella serata di giovedì un’ampia operazione militare contro l’Iran, colpendo simultaneamente una serie di obiettivi strategici: impianti nucleari, siti missilistici, postazioni di difesa aerea e residenze di alti funzionari militari e scienziati legati al programma nucleare. Secondo quanto riportato dal portale Axios, si tratta dell’attacco più diretto e massiccio contro l’Iran mai condotto da Israele, avvenuto senza il sostegno degli Stati Uniti, che hanno preso le distanze dall’operazione.
Le autorità israeliane parlano di una “finestra strategica di opportunità” da cogliere prima che l’Iran raggiunga un punto di non ritorno nel suo programma nucleare.
Footage showing the moment that the Natanz Nuclear Facility in Central Iran was targeted earlier by another wave of missile strikes from Israel. pic.twitter.com/IcFpFzKOrl
— OSINTdefender (@sentdefender) June 13, 2025
Il capo di Stato maggiore israeliano, il generale Eyal Zamir, ha spiegato che nelle ultime settimane erano emerse indicazioni di una corsa iraniana verso l’arma atomica e che Israele avrebbe perso visibilità sui progressi di Teheran. “Non avevamo altra scelta che agire”, ha dichiarato.
Secondo Axios, l’operazione che sembrerebbe non ancora conclusa, era stata pianificata da tempo e mirava a colpire simultaneamente i programmi nucleare e missilistico dell’Iran. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato che si tratta di un’azione di lunga durata, destinata a continuare “finché sarà necessario”.
La risposta iraniana è attesa a breve. Israele ha messo in allerta la popolazione contro possibili attacchi con droni e missili e ha trasferito i leader politici in località protette. Gli Stati Uniti, nel frattempo, stanno evacuando diplomatici e famiglie dei militari da Iraq, Bahrein e Kuwait, e hanno rafforzato le difese aeree in diverse basi nel Golfo.
Il rischio di un’escalation regionale è elevato. L’Iran ha minacciato di colpire interessi americani in caso di attacco al proprio programma nucleare. Venerdì alle 11 è prevista una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense alla Casa Bianca.
Uccisi vertici militari e scienziati del programma nucleare
Tra le vittime confermate dai media statali iraniani figurano il comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), Hossein Salami, il capo di stato maggiore Mohammad Bagheri, il comandante del quartier generale centrale iraniano di Khatam al-Anbia, il maggiore generale Gholam Ali Rashid, e due importanti scienziati nucleari, Mohammad Mahdi Tehranchi e Fereydoon Abbasi. Un’altra vittima sarebbe Ali Shamkhani, principale consigliere della guida suprema iraniana Ali Khamenei deceduto a seguito delle ferite riportate durante gli attacchi. La notizia della sua morte non è stata confermata dai media iraniani. Shamkhani era attualmente a capo del comitato per i colloqui sul nucleare nominato dallo stesso Khamenei ed è ex segretario del Consiglio per la Sicurezza Nazionale.
Intanto, l’ayatollah Ali Khamenei ha avvertito lo Stato di Israele di una severa punizione per l’attacco militare, affermando che la “mano forte” delle Forze Armate iraniane perseguiterà il regime sionista.
Il leader iraniano ha affermato che numerosi comandanti e scienziati sono stati uccisi negli attacchi del nemico, aggiungendo che i loro colleghi e sostituti procederanno immediatamente a svolgere i loro compiti.
Le immagini trasmesse dalla TV iraniana mostrano colonne di fumo alzarsi da edifici residenziali. In risposta, Israele ha imposto lo stato di emergenza nazionale, chiuso scuole e luoghi di lavoro non essenziali, e interrotto tutti i voli commerciali. Anche l’Iran ha sospeso i voli in partenza dall’aeroporto internazionale di Teheran.
Stati Uniti informati, ma non coinvolti
Giovedì sera il presidente Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti erano a conoscenza dell’attacco in anticipo, ma non hanno partecipato in alcun modo. “La nostra priorità è proteggere le forze americane nella regione”, ha dichiarato a Fox News, aggiungendo che il Comando Centrale (CENTCOM) è in stato di massima allerta per eventuali ritorsioni. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha ribadito che Washington “non è coinvolta negli attacchi contro l’Iran” e che Israele ha agito unilateralmente per autodifesa.
Secondo fonti diplomatiche citate da Axios, l’amministrazione statunitense aveva avvertito in via riservata alcuni alleati circa l’imminente attacco israeliano, ma aveva chiarito di non sostenere l’operazione. Il distanziamento è apparso evidente anche nelle dichiarazioni ufficiali: “Israele ci ha informati della necessità di agire, ma non ha il nostro appoggio per questo attacco”, ha affermato Rubio.
Come sottolinea anche l’analista Kevin Liptak sulla CNN, nelle ore precedenti all’attacco, il presidente Donald Trump ha chiarito che si trattava di un esito che sperava di evitare.
“Non voglio che entrino perché, insomma, manderebbero tutto all’aria”, ha affermato Trump riferendosi ai suoi sforzi diplomatici per frenare le ambizioni nucleari di Teheran.
Secondo l’analista, il fatto che Israele sia intervenuto comunque – senza alcun coinvolgimento degli Stati Uniti e contro la volontà pubblicamente dichiarata del presidente – getta ora Trump in una delle prove più ardue della sua giovane presidenza.
Come ammesso dallo stesso Trump, gli attacchi rischiano di vanificare i suoi tentativi di diplomazia con Teheran, proprio mentre il suo inviato principale Steven Witkoff, si stava preparando a partire per l’Oman per un altro round di colloqui questo fine settimana.
Ciò getta un’ombra sul suo rapporto, già teso, con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, con il quale è in netto disaccordo da mesi e che proprio questa settimana aveva esortato a rinviare un raid aereo.
Le reazioni
L’attacco israeliano contro obiettivi nucleari e militari in Iran ha sollevato una vasta ondata di reazioni da parte della comunità internazionale.
Il ministro degli Esteri australiano Penny Wong ha definito l’escalation “allarmante” e ha sottolineato il rischio che essa “destabilizzi ulteriormente una regione già instabile”. Pur riconoscendo le preoccupazioni legate al programma nucleare e missilistico iraniano, ha esortato tutte le parti “ad astenersi da azioni e retoriche che esacerberanno ulteriormente le tensioni” e a “dare priorità al dialogo e alla diplomazia”.
Sulla stessa linea il primo ministro della Nuova Zelanda, Christopher Luxon, che ha parlato di “uno sviluppo davvero indesiderato in Medio Oriente” e ha avvertito: “Il rischio di errori di valutazione è elevato. Quella regione non ha bisogno di ulteriori azioni militari”.
Dal Giappone, il segretario di gabinetto Yoshimasa Hayashi ha dichiarato che Tokyo “continua a compiere tutti gli sforzi diplomatici necessari per impedire l’ulteriore deterioramento della situazione”, assicurando che saranno adottate tutte le misure per proteggere i cittadini giapponesi nella regione.
Più dure le reazioni da parte di alcuni Paesi mediorientali e del Sud-Est asiatico. L’Indonesia ha condannato “fermamente” l’attacco, affermando che esso “rischia di esacerbare le tensioni regionali esistenti e potrebbe potenzialmente innescare un conflitto più ampio”. Il ministero degli Esteri di Jakarta ha invitato “tutte le parti a esercitare la massima moderazione”.
L’Arabia Saudita ha espresso “ferma condanna” per quella che ha definito “una palese aggressione israeliana contro la fraterna Repubblica Islamica dell’Iran”, aggiungendo che l’attacco rappresenta “una chiara violazione del diritto e delle norme internazionali” e “mina la sovranità e la sicurezza dell’Iran”.
Ancora più netta la posizione dell’Oman, Paese mediatore nei colloqui indiretti tra Iran e Stati Uniti: Muscat ha denunciato l’attacco come “una pericolosa e sconsiderata escalation” e una “flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite”. Il Sultanato ha ritenuto Israele “responsabile dell’escalation e delle sue conseguenze” e ha chiesto alla comunità internazionale di adottare “una posizione ferma e inequivocabile”.
Il portavoce del Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, ha espresso “profonda preoccupazione” per gli attacchi israeliani contro gli impianti nucleari iraniani, in un momento in cui “sono in corso colloqui tra Iran e Stati Uniti sullo stato del programma nucleare”.
Il portavoce ONU ha affermato che Guterres ha condannato “qualsiasi escalation militare in Medio Oriente” e ha invitato “entrambe le parti a mostrare la massima moderazione, evitando a tutti i costi di sprofondare in un conflitto più profondo, una situazione che la regione difficilmente può permettersi”.