IL RIORDINO E’ UN PACCO, MA NON A SORPRESA
Non torniamo con piacere sul tema “Riordino delle carriere” ma riteniamo di doverlo comunque fare per chiarire alcuni aspetti che, col tempo, troppo facilmente vengono cancellati dalla memoria (corta) di molti colleghi. E’ quanto comunica in una nota il sindacato di polizia “Lo Scudo”. Ricapitoliamo brevemente e sinteticamente: la nostra organizzazione sindacale, a fronte delle ipotesi di lavoro (ufficiali e “occulte”), dichiarò che:
– L’orientamento generale che ben si percepiva in quella bozza era inaccettabile. Palese la volontà di concedere benefici di carriera ed economici solo ad alcune qualifiche di vertice e, come nel 1995, penalizzare la base.
– Non si poteva accettare quale interlocutore il Dipartimento della P.S., peraltro neanche rappresentato al massimo livello. Il “riordino” sarebbe stato un provvedimento normativo del governo su delega del parlamento, quindi, i sindacati e le rappresentanze militari avrebbero dovuto dialogare solo con il governo. Accettare quella diminutio era un ulteriore e irrecuperabile passo indietro, che avviliva il ruolo del sindacato.
– La “spalmatura” delle risorse economiche creava palesi disomogeneità tra ruoli e qualifiche di base, con assegni una tantum istituiti “ad hoc” solo per gettare fumo negli occhi del personale, che ci avrebbe comunque rimesso.
– Non si poteva neanche definire “riordino” un provvedimento che non solo non riordinava ma scombinava definitivamente il residuo assetto gerarchico e organizzativo della Polizia di Stato, istituendo qualifiche del tutto prive di una funzione reale.
– Non rimediava alle clamorose inadempienze in materia di concorsi, senza fornire alcun “risarcimento” a chi aveva visto bruciare anno dopo anno qualsiasi ambizione di carriera.
– Creava qualifiche definite “speciali” o “a esaurimento” che altro non sono che un segno distintivo sprezzante di appartenenza a una classe “inferiore”. – … e molto altro, sempre di segno negativo.
Ci venne detto che sbagliavamo -prosegue nel comunicato il Segretario generale Pietro Taccogna – che eravamo troppo “piccoli” per comprendere, che non sedevamo al tavolo “dei grandi”, che facevamo facile demagogia … Noi? Oggi, però, che quel provvedimento è Legge e sta producendo i suoi effetti negativi, quasi nessuno ne comprende lo sviluppo, (ancor più che le sigle che l’hanno condiviso ed esaltato non vanno nelle province a spiegarlo ai loro iscritti), si sta svelando che i concorsi per alcuni sono delle vere fregature, che chi, molto velocemente, ha tolto il bonus di 80 euro dalle retribuzioni ora non sa – ma abbiamo più di un dubbio in tal senso – come attribuire gli assegni una tantum, accampando scuse puerili, come se il riordino fosse un fulmine a ciel sereno, un provvedimento imprevisto, una iattura inaspettata, … Insomma – conclude Taccogna – il riordino era ed è un vero “pacco” ma non a sorpresa, almeno per noi, che lo definimmo un frullato disgustoso. Per questo non possiamo accettare che si dica semplicisticamente che I SINDACATI SONO TUTTI UGUALI. Almeno questo ce lo vorranno riconoscere …