IL MARESCIALLO DEI CARABINIERI E LE STUDENTESSE: LUI SPACCIATORE, LORO PROSTITUTE
«birra» o «aperitivo» la cocaina. Era il gergo utilizzato nelle intercettazioni
delle indagini che hanno scoperchiato la seconda faccia del «Juliette 96», la
discoteca-ristorante dei vip alle porte di Cremona.
riservate, il mercato di sesso e droga destinato a clienti facoltosi che
arrivavano da mezza Lombardia. Le giovani pronte a vendersi (tariffe tra i 400
e i 1.000 euro) erano per la maggioranza italiane. Molte le studentesse
universitarie. I dettagli dell’inchiesta, coordinata dal pm Francesco Massina,
sono stati illustrati dal procuratore capo Roberto di Martino e dai vertici dei
carabinieri (il colonnello Cesare Lenti, il comandante del Nucleo investigativo
Valentino Iacovacci, il capitano Livio Propato).
spaccio di sostanze stupefacenti) i titolari, i cugini Luca e Marco Pizzi, e,
per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, Emilio Smerghetto e
Matteo Pasotti, i procacciatori delle false «ragazze immagine». Dietro le
sbarre, anche lui per spaccio, il maresciallo Andrea Grammatico,
vicecomandante della stazione di Vescovato: avrebbe garantito i costanti
rifornimenti di «polvere bianca» al locale.
domiciliari, accusato dello stesso reato, l’altro carabiniere coinvolto:
l’appuntato Massimo Varani.
Pizzi, Iham El Khalloufin, e David Mazzon, ex gestore di un’altra discoteca. Grammatico
deve rispondere pure dei reati di calunnia, falso e concussione: secondo
l’accusa, per accrescere il prestigio personale avrebbe alterato atti di
operazioni portate a termine durante il normale svolgimento delle sue mansioni.

